Io sono di Reggio, e a Reggio il Sorbara è il male. E' chiaro e brioso, e noi a Reggio preferiamo i Lambruschi quaresimali: oscuri come la paura e vigorosi come le gru portuali, a tendere storie nerborute tra il vetro e la polpa. Il Sorbara - o sorbarese - sembra vinello, a noi Reggiani che veniam dalla campagna.
Allora ogni volta che mi sono trovato quella roba rosa fragolosa mi sono sempre sentito defraudato: fino a quando non ho incontrato Radice. Che va via per la piega, senza respiro.
Ha il colore del rame cotto. Ha il colore denso e contuso degli analcolici industriali. Hai il profumo delicato delle rose rosa, quello forte dei melograni maturi, dei generosi pompelmi rosa, dell'oro vecchio.
Poi c'è quell'assaggio al quale duri a restare indifferente, Una rasoiata acida, sul sorso quasi privo di materia, sullo strappo di frutta, sul cammino di agrumi in polpa e in buccia.
E poi il finale sorridente, che si protende sul palato a lungo. Possedendolo senza tenerlo in ostaggio.
Bicchiere sorbarese definitivo, rifermentato in bottiglia.