Chiudere gli occhi. Dimenticare i riferimenti: solo percepire.
Un bel paglierino dorato, con una schiuma entusiasta e poco incline alla continenza, così come il profumo disdegna la temperanza. Furia d'agrumi, zuccherati, fiammati, canditi; furia di brezze fredde, come una tramontana che attraversa un cespuglio di menta. Finale: miele. Un corredo importante, profondo, "spesso".
Poi l'assaggi, t'inebri di quella matura effevescenza: di quel sale dolce, che risale elettrizzando il palato, senza rinunciare ai giustificativi della maturità. Ecco, come un uomo adulto da tempo che si tiene in forma, o un giovine che fa scelte assennate. Poi verso la fine, una chiosa quasi verticale che sbaraglia ogni esitazione, e chiama otto minuti d'applausi.
Leggi l'etichetta, adesso: Càvit sponda Altemasi, la Riserva Graal del Trentodoc Brut. E poche storie, è buonissimo.