Attualità

Acquapubblica, ma è il pubblico che fa acqua <em>[post politico]</em>

pubblicata il 10.04.2011

Abito nel comune di Albinea, Provincia di Reggio Emilia. L'amministrazione comunale ha non rare iniziative commendevoli: una splendida biblioteca, due belle piste ciclopedonabili, una certa cura dell'illuminazione notturna. Certo non tutto è perfetto, ma abbastanza. Da circa un anno ha realizzato Acquapubblica, un erogatore di acqua potabile: naturale, refrigerata, e addizionata di anidride carbonica. A libero servizio, e sopra tutto: gratis. Cioè, per essere esatti, non è un servizio a pagamento, ma il suo costo ricade sulla comunità. Ma questo pare essere un concetto del tutto oscuro alla civilissima popolazione del luogo. L'erogazione è autoregolata: sul grande pannello esplicativo a fianco delle spine c'è la descrizione delle caratteristiche dell'acqua, la sua composizione minerale, il luogo di provenienza. E bella grande, c'è scritta l'unica regola: non più di 6 (sei) bottiglie a testa. Questo per evitare abusi, file troppo lunghe o sprechi. Dunque mi metto in fila con il mio cestino da 6 (sei) bottiglie con la macchinetta, acquistate apposta. Davanti a me vedo: un anziano signore indigeno con la sigaretta in bocca che riempie 8 bottiglie di plastica; un ragazzo algerino con la cassetta che ne colma 12, più una mezza per non sbagliare; una ragazza locale ne prende 7. Poi una signorona di quelle che noi qui chiameremmo resdora riempie le sue dodici, si gira mi sorride e dice ho finito, tocca a lei. Facciamo la versione in prosa. Il Comune (cioè noi) mette a disposizione del pubblico (cioè noi) un servizio gratuito ma che grava sulla comunità (cioè noi). Il pubblico (cioè noi) poi usufruisce di quel servizio senza rispettare le regole fissate dal Comune (cioè noi) e si approfitta furbescamente a danno degli altri (cioè noi), aggravando l'onere sulla comunità (cioè noi). Guardavo incredulo, cercando di capire perché sia così difficile rispettare una così semplice e ragionevole norma. Poi la folgorazione: l'ha già detto qualcuno più in gamba di me. Governare gli italiani non è impossibile. È inutile.

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