Addio ai sacchetti di plastica per alimenti: sono arrivate le buste biodegradabili
Una delle maggiori novità previste nel 2018 per i consumatori è già arrivata: stiamo parlando della sostituzione dei sacchetti di plastica per alimenti con buste biodegradabili e compostabili, obbligatorie per legge dal 1° gennaio. Come funziona Le shopper di plastica leggere e ultraleggere che si usavano per confezionare frutta, verdura, carne e pesce lasciano quindi il posto a quelle eco-friendly, che non saranno più gratuite, ma a pagamento. Il loro costo? Secondo Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, le buste non dovranno costare più di 2/3 centesimi, mentre il Codacons fa una previsione di spesa che va da 2 a 10 centesimi, per un totale su base annua che si aggira tra i 20 e i 50 euro a famiglia. I sacchetti in questione si possono utilizzare una sola volta e non è concesso portarsi buste da casa per gli alimenti sfusi cui sono destinate. Una misura contro l’inquinamento dei mari L’introduzione delle bio-shopper rientra all’interno delle politiche ambientali che l’Italia, con l’Unione Europea, ha intrapreso da diversi anni per la salvaguardia del Mediterraneo e della sua biodiversità. La plastica, infatti, è una delle maggiori fonti d’inquinamento dei nostri mari: a ribadirlo all’ONU lo scorso giugno è stata Legambiente, che ha presentato i risultati della campagna Clean Up the Med, dove si evidenzia che l’82% dei rifiuti trovati su 105 spiagge d’Italia, Francia, Algeria, Croazia, Grecia, Spagna, Tunisia e Turchia sono di plastica e, tra questi, il 64% si compone si rifiuti usa e getta. L’Italia nel 2011 era stato il primo Paese europeo ad approvare una legge contro i sacchetti di plastica: secondo Legambiente, anche se la norma non è mai stata del tutto rispettata, l’utilizzo delle buste non riciclabili è diminuito del 55%. La polemica L’arrivo delle buste biodegradabili ha già innescato la polemica, che riguarda principalmente il costo dei sacchetti: per il Codacons, associazione che tutela i diritti dei consumatori, questa è una vera e propria “tassa” che andrà a incidere sui costi della spesa degli italiani, ritenendo così “il provvedimento palesemente sbagliato”. Per Legambiente, invece, è “giusto che l’innovazione abbia un prezzo, ma questo deve essere equo”. Verso un uso sempre minore della plastica Per quanto riguarda gli altri Paesi del Mediterraneo, i sacchetti di plastica sono vietati anche in Francia e Marocco. Sono tassati in Croazia, Malta, Israele, alcune zone della Spagna, della Grecia e della Turchia, mentre in Tunisia sono stati ritirati dalle grandi catene di supermercati. Il 2018 e gli anni a seguire saranno sempre più caratterizzati dalla lotta alla plastica: lo scorso dicembre, infatti, la Commissione Bilancio ha anche approvato gli emendamenti che prevedono la messa al bando dei cotton fioc non biodegradabili e non compostabili (a partire dal 2019) e, dal 2020, all’uso delle microplastiche nei cosmetici.
Guarda anche: Al via il vuoto a rendere per bottglie di acqua e di birra: come funziona
Credits: Flickr
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