Attualità

Tutta la storia degli agnelli dolci pasquali (e delle loro varianti)

pubblicata il 14.04.2025

L'agnello pasquale è una ricetta tipica siciliana che per la sua forma del tutto particolare negli ultimi anni è diventato un vero e proprio "meme" sui social, suscitando l'ilarità della rete ma anche un grande affetto verso questo dolce di Pasqua

C’è una pagina su Instagram che si chiama agnellibrutti, e potrebbe non essere quello che pensate. Non si tratta infatti di animali in carne e ossa, magari buffi o un po’ storti, ma di pasta di mandorle modellata nella forma, appunto, di un agnello. Lo spiega senza tanti giri di parole la descrizione del profilo: “agnelli di pasta di mandorle brutti”.

In effetti fanno un po’ spavento. Negli ultimi post (la pagina è aggiornata regolarmente) campeggiano una bestiola mogia, un agnello decorato con pennellate rosse a mo’ di renna di Babbo Natale, uno con occhiali da sole fucsia. Alcuni post mostrano immagini generate con l’Intelligenza Artificiale, quasi fossero un ideale estetico a cui aspirare. Uno tiene in bocca un sigaro cubano. Alcuni sogghignano beffardi (è un’espressione ricorrente). Il mio preferito è in preda a una crisi di identità, e forse si credeva un pipistrello.

Origini dell'agnello di Pasqua

L’agnello di Pasqua è un dolce che appartiene alla tradizione siciliana, o meglio di Favara, in provincia di Agrigento. Tutta la Sicilia occidentale in realtà, province di Palermo, Trapani e ancora Agrigento, potrebbe intestarsi questa tradizione.

La leggenda e il canone vogliono farne risalire l’origine appunto a Favara, legandola all'epoca normanna e a uno sviluppo legato alle attività dei monasteri (femminili) della zona. Le monache, similmente a quanto avvenuto per la frutta martorana, nata tra le mura dei chiostri, avrebbero unito due culture, consapevolmente o meno; ma che in fondo già in tutta l’isola sono presenti e inscindibili. Si tratta di quella cristiana, legata alla simbologia dell’agnello pasquale, sacrificato in vista della resurrezione; e quella arabo-musulmana, da cui deriva l’uso della pasta di mandorle nella Trinacria.

Più propriamente, in realtà, non si tratta di pasta di mandorle e basta, ma di pasta reale, ovvero un impasto ottenuto triturando la frutta secca e mescolandola con acqua e zucchero. Prepararla e modellarla è una questione di alta pasticceria, come anche decorarla una volta preparato lo “scheletro” dell’agnello, così da fingere la presenza del vello. Non è un caso dunque che i tentativi di riproduzione possono produrre risultati altalenanti.

Un ultimo tocco per completare il legame con la Pasqua cristiano-cattolica: lo stendardo rosso del Cristo risorto, di solito collocato di fianco all’agnello. Secondo la storia, sarebbero state le suore del Collegio di Maria, situato nel quartiere Batìa di Favara, a codificare la ricetta (siamo nel 1800). Non solo pasta reale, però: l’interno di questi agnelli presenta un ripieno di pasta di pistacchi

Il consiglio, per levarsi dall’impaccio dell’estetica, è quello di munirsi di uno stampo presagomato a forma di agnello. Qui sotto trovate la nostra ricetta.

Agnello pasquale
  • Preparazione 45 min
  • Esecuzione media
INGREDIENTI
  • 400 g di farina di mandorle
  • 240 g di zucchero a velo
  • 150 g di miele
  • 50 g di acqua
  • 140 g di farina o granella di pistacchio
  • 70 g di farina di mandorle
  • 125 g di zucchero a velo
  • 90 g di sciroppo di glucosio
  • 3 g di sale
  • 20 g di acqua
  • 50 g di gocce di cioccolato
  • 40 g di marmellata di pere
  • zucchero a velo
  • amido di mais
  • burro (per ungere lo stampo)
PROCEDIMENTO
1

Per preparare l’agnello pasquale per prima cosa dedicatevi alla pasta di mandorle. Unite nella ciotola della planetaria la farina di mandorle con lo zucchero a velo e il miele e lavorate fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiungete l’acqua poca alla volta dosandola in modo da rendere compatta la pasta. Se dovesse risultare troppo morbida, potete aggiungere dello zucchero a velo. Trasferite su una spianatoia e impastate aiutandovi con dello zucchero a velo, fino a ottenere un impasto liscio e omogeneo.

2

Ungete le due parti dello stampo con un po' di burro e spolverizzatele con abbondanti zucchero a velo e amido di mais.

3

Distribuite la pasta di mandorle aiutandovi con le dita, dovrete riempire le due metà fino ai bordi, poi richiudete. Schiacciate l’impasto verso le pareti dello stampo in modo da creare una cavità centrale. Mantenete un po' di pasta di mandorle in eccesso in modo che sbordi dallo stampo, servirà poi per chiudere la base dell'agnello.

4

Preparate ora la pasta di pistacchio. Unite nel mixer la farina di pistacchio e la farina di mandorle, lo zucchero a velo, il glucosio, l’acqua e il sale e frullate fino a ottenere un composto omogeneo. Trasferitelo in una ciotola, aggiungete le gocce di cioccolato e la marmellata di pere e amalgamate.

5

Aiutandovi con un cucchiaio, distribuite la farcia all’interno della cavità dell’agnello e richiudete bene la base con la pasta di mandorle in eccesso.

6

Sformate e, se necessario, rifinite delicatamente con un coltellino il vostro agnello pasquale. Lasciatelo riposare per due giorni ed eccolo pronto per essere servito e gustato!

Le varianti dell'agnello di Pasqua da Sua a Nord

Una tradizione non sarebbe tale però senza le sue varianti, non solo estetiche. Da Favara l’agnello pasquale va in giro e muta, non nella forma ma, parzialmente, nella sostanza. Nella zona di Erice, per esempio, la farcitura di pistacchio si modifica e diventa al cedro. A Palermo, dove viene chiamato “pecorella”, il ripieno è di zuccata, ovvero di canditi di zucchina lunga. Nel periodo giusto si può trovare anche sul versante Est ed etneo della Sicilia, per esempio nella storica pasticceria Prestipino di Catania.

L’agnello dolce pasquale fa capolino anche in altre zone del Sud, Puglia (dove tornano i ripieni di frutta e marmellate), Abruzzo (dove l’agnello è più conosciuto nella variante salata del cacio e ova) e Calabria (u gneddu pascali) soprattutto.

Per rifarsi gli occhi (e il palato) con qualcosa di similare, si dovrà aspettare il Natale. L’area è quella di Reggio Emilia, dove tra i dolci legati alle feste di fine anno spicca il cosiddetto biscione: come indica il nome, si tratta di un serpente piuttosto lungo modellato da un impasto di mandorle (ancora una volta), zucchero, uova e canditi, cotto al forno. La superficie è decorata con ciuffi di meringa morbida.

Esplorando ancora un po’ si arriva in Alto Adige, dove un dolce da forno tradizionale prende la forma di un agnello, ma senza mandorle o decorazioni vistose – si tratta di una ciambella a base di burro. 

Nelle Marche (a Loro Piceno) si trova una preparazione simile a quella siciliana. L’impasto è però a base di farina, uova, burro e zucchero, mentre il ripieno viene composto con cioccolato, mandorle, uova, zucchero e aromi. 

La morale? Ogni agnello è bello a cuoca sua. E che, ancora una volta, la nostra identità collettiva passa attraverso il cibo e il rito della tavola. Specialmente nelle feste di calendario, specialmente quando arriviamo alla fine di un pasto luculliano. E poi, al massimo, girate le foto ad agnellibrutti.

Elisa Teneggi

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