Attualità

Al consumatore non far sapere

pubblicata il 18.03.2013

L'aspartame è un edulcorante che viene utilizzato nelle diete per due motivi: è molto più dolce del saccarosio - circa 200 volte - e apporta molte meno calorie all'organismo. È sempre stata molto discussa la sua innocuità nei confronti dell'organismo umano. Prova ne è il fatto che l'EFSA, dalla sua istituzione, l'ha sempre tenuto sotto controllo, arrivando però immancabilmente alla stessa conclusione: l'aspartame è assolutamente innocuo. Certo c'è una dose massima consigliata, che è di 40 mg/kg di peso corporeo, ma è talmente alta che è davvero difficile da raggiungere. Di aspartame si fa un largo uso anche nelle bevande, nei dolciumi, nei prodotti di pasticceria, ma non solo. Perché in America l'FDA ne autorizza l'utilizzo anche nel latte, assieme ad altri dolcificanti più o meno naturali, come lo zucchero o lo sciroppo di mais, senza per questo dover cambiare la denominazione del prodotto venduto. Il latte, insomma, resta latte, basta riportare in etichetta il dolcificante utilizzato. E dire che di suo contiene già uno zucchero: il lattosio, un disaccaride che costituisce circa il 5% del latte dei mammiferi, talvolta mal tollerato da una parte della popolazione umana. Ha creato grande rumore in questi giorni la richiesta, fatta proprio all'FDA da parte dell'International Dairy Foods Association (IDFA) e la National Milk Producers Federation (NMPF), di eliminare la necessità di riportare in etichetta l'aggiunta di dolcificanti artificiali nel latte e in 17 altri prodotti derivati. Questo permetterebbe, secondo le intenzioni delle due associazioni, di migliorare la salute pubblica e ridurre il problema dell'obesità infantile perché permetterebbe di ridurre le calorie apportate dal latte dolcificato, oltre che di rendere la bevanda più attrattiva nei confronti dei più giovani. Pare infatti che i bambini non apprezzino particolarmente scritte quali "basso contenuto di calorie" riportate sulle confezioni del latte. Meglio toglierle, dunque. La mossa è anche il tentativo da parte dei produttori di riguadagnare spazio sul mercato, lentamente eroso da parte di bevande alternative, come il latte di soia o quello di riso. Resta il fatto che la petizione, regolarmente pubblicata sul sito della FDA, non ha mancato di sollevare sdegno e polemiche da parte dei consumatori, che si sono sentiti traditi nel loro diritto di essere informati su ciò che mangiano. Difficile, comunque, che lo sdegno blocchi l'iniziativa.

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