Attualità

Alimentazione e colite

pubblicata il 22.03.2017

Di Carla Lertola, Medico Specialista in Scienze dell'Alimentazione e

Valentina Bolli, Dott.ssa in Dietistica

Come è ben risaputo l’intestino è considerato il nostro secondo cervello, e dunque per l’importante ruolo che riveste globalmente per la nostra salute è fondamentale prendersene cura. La sindrome del colon irritabile detta anche colite è la patologia che più frequentemente colpisce il nostro intestino.

La diagnosi

Si riscontrano dolore e/o problemi intestinali (come la pancia gonfia effetto “palloncino”) con almeno due di queste caratteristiche: mutamento dell’alvo, cambiamento della consistenza feci e dolore e gonfiore alleviati con la defecazione. Per fare diagnosi di colite questi sintomi devono verificarsi negli ultimi 12 mesi per almeno 12 settimane in assenza di alterazioni biochimiche o strutturali (secondo i criteri scientifici di Roma III).

La colite è una patologia molto diffusa, circa il 10-20% della popolazione ne è colpita con una prevalenza nettamente superiore nelle donne rispetto agli uomini (2:1) soprattutto tra i 30 e 50 anni.

È fondamentale che sia un medico specialista (gastroenterologo) a fare diagnosi perché spesso si scambia la sindrome del colon irritabile con l’intolleranza al lattosio (per via di sintomi a volte comuni come pancia gonfia, diarrea, alvo alterno e sensazione di cattiva digestione). La diagnosi differenziale si fa attraverso il breath test, l’unico test diagnostico scientificamente validato.

 

La terapia

La terapia è “modellata” ad hoc in base ai sintomi del paziente e risulta pertanto fondamentale la personalizzazione. Esistono tuttavia delle norme di comportamento che sono valide per tutti.

1.     Correggere l’alimentazione e lo stile di vita è il primo passo per affrontare il problema.

2.     Sono da evitare le “diete fai da te” che incriminano, il più delle volte ingiustamente, molti alimenti portando a un’alimentazione molto limitata nelle scelte e carente di principi nutritivi.

3.     È importante che i pasti non siano copiosi e distribuiti in maniera regolare durante la giornata (3 pasti principali: colazione, pranzo e cena + 2 spuntini a metà mattina e metà pomeriggio).

4.     Alcol, caffeina, bibite gassate, cibi ricchi di lattosio (latte e i formaggi freschi) legumi, verdura e frutta fermentescibili (carciofi, asparagi, cavoli, broccoli, cipolla, aglio, cavolfiore, funghi, cachi, uva, pere, pesche, frutta secca/disidratata/essiccata, melone, fichi d’India), crusca e cerali integrali possono aumentare il senso di gonfiore. Molto spesso è sufficiente ridurli e/o eliminarli per qualche giorno. Preferiamo cotture semplici, evitiamo cibi troppo conditi, molto salati e molto zuccherati.

5.     Fondamentale fare attività fisica che serve non solo alla nostra salute in generale (stress compreso) ma anche al nostro intestino.

Il tutto va “condito” da un adeguato apporto idrico e “scondito” da situazioni ansiogene e stressanti.

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