Firenze è una delle città Italiana più amate al mondo, e i numerosi giornalisti forestieri presenti ieri all’Anteprima Chianti a Palazzo Borghese si salutavano come con un mantra “Sono di (
inserire città) purtroppo, ma
adoro Firenze”. Pur sembrando questa una poco fantasiosa piaggeria da conversazione da ascensore nei confronti di quella che è universalmente riconosciuta come meraviglia artistica e turistica, in realtà questa e altre simili affermazioni, sono espressione di un legame affettivo e dell’ammirazione per i luoghi Toscani, un tema che sorprendentemente è stato anche uno degli spunti della conferenza stampa, pur essendo dedicata al tema vinicolo. L’
Anteprima Chianti 2013 ha dato il via alle Anteprime Toscane - la settimana in cui la Toscana del vino presenta al mondo degli operatori di settore i “vini nuovi” le ultime annate che con la fine della primavera andranno in commercio. Dopo i doverosi dati sull’andamento del settore agronomico e vitivinicolo da parte del presidente del Consorzio Vino Chianti Giovanni Busi, con finalmente qualche buona notizia legata ad un trend positivo nelle vendite e specie nelle esportazioni di Chianti DOCG che è tornato anche a prezzi remunerativi per l’agricoltura dopo le svendite causate dalla crisi, trovo che due siano stati i temi importanti su cui val la pena di spendere una breve riflessione.
Il primo è il territorio ( e voi direte, “ancora!?”). Si parla di territorio e
terroir come principio fondante del vino, elemento di unicità e originalità, ma qui Il pensiero va ad un valore intrinseco del territorio, legato alla bellezza dei luoghi e dei paesaggi che diventa valore “anche per chi non beve vino”. In pratica una vigna nei colli fiorentini rimessa a dimora con nuovi impianti più razionali che in passato, diventa bene comune, anche per coloro nei quali suscita una sosta per scattare una foto più che per l’acquisto di una bottiglia. Questa è un’ulteriore spinta nella direzione in cui il Consorzio (uno dei più grandi d’Italia con 2650 Aziende e 15.500 ettari di superficie vitata) sta lavorando da due anni, ovvero un profondo rinnovamento per garantire la qualità del vino che parta dagli investimenti in vigna, per arrivare ad una agricoltura di maggiore sostenibilità e valore.
Il secondo tema che porta ad una interessante riflessione è venuto da Ernesto Gentili, giornalista curatore con Fabio Rizzari della Guida Vini de L’Espresso. “Vorrei che i giovani di oggi tornassero a bere il vino, e anche il Chianti, a tavola come una volta”. La percezione è che il vino si sia allontanato dalla quotidianità del mondo dei giovani, spesso assumendo connotati elitari che non gli appartengono. Non si tratta di visioni nostalgiche, ma del desiderio di un ritorno in chiave moderna ad un rapporto più autentico con il vino, che è parte essenziale della cultura oltre che della tradizione gastronomica italiana ma che è anche piacere e immediatezza. Il Consorzio ha giocato la carta emozionale presentando il nuovo logo, la C maiuscola che diventa uno smile, forse un piccolo segnale, ma ci auguriamo che porti fortuna.