Attualità

Arancio, il colore dell'inverno

pubblicata il 09.01.2013

Giunone, quando si sposò con Zeus, portò in dote alcune piante di arancio che le erano state donate da Gaia. Giove pensò bene di metterle al sicuro in un giardino segreto protetto dalle ninfe Esperidi. La moglie, che non si fidava, aggiunse anche un drago a ulteriore difesa. Ci volle Ercole per far giungere questa pianta agli uomini. Nell'undicesima fatica infatti l'eroe mitologico greco uccise il drago, ingannò Atlante, padre delle ninfe, e riuscì a sottrarre loro i frutti tanto agognati. La realtà è un po' diversa. Gli agrumi sono infatti originari del Sudest asiatico. Le prime testimonianze scritte vengono dalla Cina, dove l'imperatore Ta Yu più di 2000 anni prima di Cristo si faceva mandare questi frutti come tributo dai territori dell'impero. Bisogna aspettare il XV secolo e i portoghesi, ai tempi alle prese con una forte politica coloniale, perché l'arancio dolce arrivi in Europa, e quindi in Italia. È solo una delle ipotesi, ma è la più accreditata, visto anche che in Sicilia e Calabria proprio l'arancio viene ancora chiamato Portogallo. Altre ipotesi parlano dei genovesi o degli arabi, ma appaiono più deboli. L'arancio dolce, Citrus sinensis, è un albero che può arrivare ai 5 metri di altezza, con chioma densa, compatta e di forma conica. Un tempo era usata come pianta ornamentale, anche per la bellezza e il profumo dei suoi bianchissimi fiori, simbolo di purezza e ancor'oggi utilizzati nel bouquet delle spose. Che all'inizio il loro scopo fosse prettamente ornamentale è testimoniata dal fatto che gli aranceti sono ancora chiamati giardini. Oggi è l'agrume più coltivato al mondo. Secondo i dati FAO del 2010 i maggiori paesi produttori sono Brasile, Stati Uniti, India, Cina e Messico. Solo ottava l'Italia con una produzione di circa 2,4 milioni di tonnellate. Il nome arancia pare derivare dal sanscrito nagaranja, cioè frutto prediletto dagli elefanti, che si trasformò nel termine arabo-persiano narang e poi nel latino aurum. Il frutto è tecnicamente un esperidio, cioè una bacca con epicarpo spesso (la buccia), ricco di oli essenziali, un mesocarpo bianco e spugnoso attaccato all'epicarpo (la parte bianca interna alla buccia di sapore amaro), ed endocarpo (gli spicchi interni) costituito da peli modificati e succosi. Lo si trova in commercio in due varietà: biondo e rosso. La colorazione rossa deriva dalla presenza di antociani, e caratterizza la cosiddetta Arancia di Sicilia IGP, che comprende le varietà Tarocco, povera di semi, profumata e saporita, adatta al consumo tal quale o alla realizzazione di spremute, Sanguinello, la meno diffusa e la più tardiva nella maturazione, dolce e succosa, e Moro, dalla polpa decisamente rossa e particolarmente, entrambe perfette per le spremute. Le arance rosse necessitano del freddo per colorarsi e giungere a perfetta maturazione, ed è proprio gennaio il mese ideale per gustarle. Fra le arance bionde ricordiamo invece le varietà ovale, biondo comune, navelina, washington navel, e molte altre. Famosa l'arancia di Ribera, in provincia di Agrigento, che negli anni si è vista riconoscere anche la DOP. Tante e celebrate le virtù di questo frutto: dagli oli essenziali della buccia alla ricchezza in vitamina C della sua polpa. Ma non è tutto, perché l'arancia è un frutto ipocalorico che contiene anche sali minerali come calcio, bromo, magnesio, fosforo, zinco e rame, oltre che sostanze antiossidanti come polifenoli e antociani. La sua azione positiva sul sistema immunitario ne consiglia il consumo costante durante la stagione invernale, facilitato anche dal basso apporto calorico, con sole 34 kcal per 100 gr di succo. Abbondate pure. Immagine da Flickr 

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