Attualità

Azienda Agricola Lusignani, Vigoleno PC

pubblicata il 03.11.2007

Potrebbe capitarti di inerpicarti lungo la strada pieghevole che conduce al Borgo Incantato. Vigoleno è uno di quegli accidenti tutti italiani in cui ti imbatti se non sei abbastanza pigro o se sei abbastanza ficcanaso da andarti a guardare di persona questi piccoli miracoli dell'Uomo - maiuscole e tutto - che qualche Macchina del Tempo malfunzionante ha inchiodato da qualche parte a cavallo dell'anno mille e dispari e l'ha trascinato in su le antiche scale fin qui da noi, in mezzo ai motori diesel e ai ristoranti McDonald. Perchè Vigoleno è un Castello Fatato. Una cosa incredibile che se non varchi la soglia non ci credi: passando sotto la ferrata senti ancora clangore d'usberghi e rauche grida lanzichenecche, o magari canzoni romanze, e fumi di capretti arrostiti sulle spiede. Ci sarà pure una parte di finto, qualche sistematina qualcuno l'avrà pur data: ma il paesello turrito chiuso da alte mura cammino di ronda incluso è ancora lì, emendato da parabole satellitari e orridi infissi d'alluminio, con la sua bella chiesetta romanica frequentata da gatti soriani non troppo pasciuti, all'ombra di statue piuttosto truculente di Sangiorgi gaudenti e draghi soccombenti, che qui si è sempre tenuto la parte del drago. Ecco, scendendo di là su, inciamperai nella Cantina di Lusignani, uno dei pochi produttori - una manciata - del Vin Santo di Vigoleno. Santo perchè in anticaglia le uve passe venivano pigiate a cavallo della Settimana Santa. Lusignani fa anche altro, le denominazioni tradizionali delle colline piacentine: Gutturnio, Ortrugo, Bonarda, Barbera. Poche bottiglie con etichette sobrie, senza orpelli. Ma soprattutto si dedica a questo reperto enologico, che potresti venire fin qui solo per sentire come ne parla. Ti accoglie sulla porta della sua casa con cantina annessa, che sia sabato o domenica non importa, magari sta pigiando una presa della sua uva passa. Ti porta ad ammirare i graticci, senza lesinare note, febbricole e racconti.
L'uva è di un clone altrove sconosciuto o estinto, la chiamano Santa Maria di Melara, e altri ancor più ctonii. Eppuro lo vedi, Lusignani, palpare i grappoli ormai mosci, appena sfiorati dai botriti, e ti guarda con gli occhi luccicanti, Vede, questa è pronta, questa no. E se gli chiedi quali strumenti usa ti guarda sconsolato, che solo l'educazione e l'animo gentile lo trattengono dal coprirti di contumelie, Eh, strumenti, è la pratica, la pratica che dice quando è ora.Quest'anno l'uva è venuta pronta prima della fine d'agosto, che è una varietà dalla maturazione precoce. Poi è finita nei fruttai, già carica di un contenuto zuccherino copioso, esagerato. Verranno 21 gradi, tra quelli svolti e quelli da svolgere.Quando è pronta l'uva passa viene premuta in torchi gentili, di sola gravità. Lenti. Poi il mosto viene messo a "bollire" in botti piccole di secondo passaggio. Si muove per una anno, dice Lusignani, fino a che il freddo dell'inverno successivo lo ferma definitivamente. Per almeno cinque anni. Ma quello che le ho dato ne ha dieci, e ti guarda fitto.Dieci anni in botte piccola, ogni anno una consistente perdita di volume. Arriva a noi al 15% del peso iniziale. Quindici litri per quintale d'uva raccolta. Ti credo che sono rimasti in sette a fare questo vino.Perchè sono riusciti ad ottenere il permesso di chiamarlo vino: troppo alcoolico per essere vino da tavola, i produttori hanno lavorato per farsi una Doc su misura, la più piccola Doc esistente. Forse, 5000 bottiglie. Lusignani ne fa 900, da 375 e da 500cl, per ogni anno.Te ne andrai con la mano ancora segnata da quella stretta franca, con la tua bottiglietta sotto il braccio: Sono le ultime due, dirà Lusignani, Poi speriamo di imbottigliare il 98. Ci vuole un po' di follia per dedicarsi a questo nettare.Per ora l'hai sentito raccontare, ora te lo metti in cantina ed aspetti il momento giusto per assaggiarlo: fresco con i formaggi piccanti, a temperatura ambiente con i dolci.Nel frattempo ti ricordi Lusignani sul cancello, che sorridente ti saluta, Se volete un po' di vino, siamo sempre qui.

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