Attualità

Bruciamo le vigne

pubblicata il 24.05.2013

Energia. Assieme all'acqua un punto chiave attorno a cui ruota il futuro del mondo. Fonti rinnovabili contro fonti fossili, energia pulita contro energia sporca, emissioni di anidride carbonica, impronta ecologica, effetto serra: son tutte argomentazioni che hanno tenuto e continuano a tenere banco negli ultimi anni. Ma l'energia è come l'aria: siamo talmente abituati alla sua presenza che ci accorgiamo che esiste solo quando manca. Le tecnologie a nostra disposizione per ottenere facilmente energia pulita e rinnovabile ci sono tutte, come i pannelli solari, ormai presenza fissa nelle nuove costruzioni, anche se alcuni iniziano a sollevare problemi sul loro smaltimento fra una ventina d'anni, quando avranno esaurito la loro capacità di convogliare i raggi del sole. Ma l'ingegno umano sembra non avere fine. Ed ecco allora arrivare dall'agricoltura e dalla ristorazione tre nuove soluzioni per ottenere energia da quelli che fino a poco tempo fa sarebbero stati catalogati come scarti. A partire dai residui di potatura delle viti. Ne hanno parlato lo scorso 17 maggio a Tirano, in provincia di Sondrio, durante il convegno "Dalla vite della Valtellina vino e... energia pulita - Il pellet di bacco". In Italia il potenziale è enorme: quasi 5 milioni di tonnellate di biomasse di scarto è infatti il quantitativo stimato dall'Enea. Un patrimonio da sfruttare, destinato finora per la maggior parte allo smaltimento, e che invece potrebbe finire nelle stufe a pellett o nelle centrali a biomasse, dopo opportuna trasformazione. Due gli effetti: una nuova fonte di reddito per gli agricoltori e la diminuzione delle importazioni dall'estero di pellet, cha attualmente ammonta a circa 800.000 tonnellate. Ma alcune volte la produzione di energia dagli scarti agricoli può essere anche la soluzione ad alcuni problemi. Come quello del mais della scorsa annata agraria. Il raccolto 2012 ha dimostrato infatti notevoli problemi di contaminazione da parte delle aflatossine, muffe cancerogene che si sono sviluppate nelle pannocchie a causa dell'andamento climatico caldo e siccitoso. La soluzione è stata quella di indirizzare i lotti contaminati verso impianti di biogas, in modo da recuperare in parte la perdita del raccolto e rendere utile, almeno per la produzione di energia, tutto questo mais che non si sa dove mettere. Ancora più ambizioso il progetto della città di Londra: sfruttare l'olio esausto e i grassi di scarto dei ristoranti cittadini. Anche in questo caso l'idea nasce dal tentativo di risolvere un problema: quel milione di sterline al mese che vengono spesi per liberare le fognature dall'ostruzione provocata dal riversamento di queste sostanze. Le stime parlano di una raccolta giornaliera di trenta tonnellate di rifiuti, in grado di fornire oltre la metà del fabbisogno di carburante di una nuova centrale, in grado di produrre 130 Gigawatt all'anno, redistribuiti poi sulla rete nazionale inglese. In tempi di crisi non si butta niente. Immagine: Agronotizie  

Condividi

LEGGI ANCHE