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La Cantina Kettmeir e le Bollicine delle Dolomiti, una storia che parte dalla principessa Sissi e arriva sino a oggi

pubblicata il 17.11.2023

Abbiamo incontrato l’azienda in occasione del Merano WineFestival, e ci siamo fatti raccontare com’è nata l’idea di fare lo spumante in Alto Adige. Che all’inizio “era vista come una cosa folle”.

Che c’entra la principessa Sissi con lo spumante? E che c’entra lo spumante con l’Alto Adige? C’entrano eccome, perché c’è una storia sulla principessa Sissi che non tutti conoscono, nonostante il suo sia fra i personaggi più raccontati in libri, film e opere teatrali.

Il collegamento fra le tre cose è dovuto al fatto che Elisabetta di Baviera (che è il vero nome di Sissi) era una grande amante degli spumanti: li apprezzava talmente tanto che la sua corte faceva in modo che li avesse a disposizione ovunque andasse, dalla Baviera all’Austria, dall’Ungheria sino all’Italia.

Una tradizione nata alla fine dell’Ottocento

Questo perché, dal 1870 in poi, l’imperatore Francesco Giuseppe e la moglie (Elisabetta di Baviera, appunto) erano soliti trascorrere le vacanze estive a Merano e nella zona del passo della Mendola: quell’area del regno, il cosiddetto Sud Tirolo, era stata destinata dalla corte viennese alla produzione non solo di prodotti ortofrutticoli per tutto l’impero, ma anche di pregiati vini fermi. Mancavano però delle bollicine che non facessero rimpiangere agli imperatori le ben fornite cantine di Vienna: fu così che nacque la storia degli spumanti altoatesini, iniziando dal Tiroler Gold prodotto dalla Uberetscher Champagnekellerei W. Burk di Appiano già dai primi del Novecento.

Negli anni successivi, fra lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e il conseguente passaggio alla nascente Italia, la produzione dello spumante venne messa - causa forza maggiore - in secondo piano, per riprendere soltanto decenni dopo con la Cuvée di Pinot Bianco, presentata alla Mostra dei Vini di Bolzano nel 1965 e realizzata da Giuseppe Kettmeir, vero pioniere della nuova generazione di spumantisti sudtirolesi che riprendono il filo di quelle tanto amate dalla principessa Sissi.

Kettmeir, che dal 1986 fa parte di Santa Margherita Gruppo Vinicolo, fu fondata dall'omonima famiglia nel 1919 nel centro di Bolzano: “Producevano Schiava, il vino tipico della zona, come all’epoca facevano  più o meno tutti - ci ha spiegato Elisa Biasolo Andergassen, Hospitality Manager dell’azienda - Poi si spostarono a Caldaro, dove tutt’ora risiede l'azienda, rilevando una vecchia cantina dei primi del Novecento”. Fu lì che a Giuseppe Kettmeir venne l’idea di produrre spumante: “Durante un periodo passato a Vienna venne a conoscenza della storia della principessa Sissi e del fatto che nel suo territorio in passato si producesse spumante in suo onore. Pensò dunque di fare ripartire quella produzione”, ci ha raccontato ancora Andergassen quando l’abbiamo incontrata in occasione del Merano WineFestival.

Come detto, nel 1964 arrivò il primo spumante Kettmeir, con un anticipo di almeno una ventina d’anni sulla concorrenza, che si dedicò a questi vini solo a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta. Nel 1992 venne invece prodotta la prima bottiglia di Athesis Brut, che quest’anno ha vinto (per la seconda volta) il riconoscimento come Best Italian Sparkling Wine al prestigioso concorso Champagne & Sparkling Wine World Championships di Londra. 

L’energia geotermica per un vino buono nel tempo

“Inizialmente, l’idea di fare spumante in Alto Adige era vista come una sfida impossibile, da folli - ha ammesso Andergassen durante la nostra chiacchierata - Ma la famiglia Kettmeir (rimasta in azienda per tre generazioni, ndr) ha insistito con impegno e determinazione e ora Kettmeier si può fregiare di essere pionere e fieri ambasciatore di questo prodotto fatto in Alto Adige”.

Negli anni, la produzione di spumanti è stata ampliata e diversificata: nel 2000 è arrivato l'Athesis Brut Rosé, nel 2017 la Riserva 1919 e nel 2019, in occasione del centenario, il Pas Dosé. La produzione è contenuta, tipica di una cantina che bada più alla qualità che alla quantità, anche perché per fare un buon spumante serve tempo, servono anche 3-5 anni di invecchiamento: “Facciamo circa 110mila bottiglie l’anno di bollicine e complessivamente arriviamo a poco meno di 420mila, contando tutti i nostri vini”.

Oggi Kettmeir dà lavoro a 14 persone e ha (ovviamente) tutti i vigneti in Alto Adige, fra Sporablozano e Pochi di Salorno, che è “il cuore delle bollicine”, ma “in questa regione c’è del potenziale ancora inespresso e ci sono altre zone da valorizzare, da approfondire - ci ha detto ancora Andergassen - Ci muoveremo anche in altezza, nei dintorni di Castelvecchio Caldaro, per provare nuove soluzioni e sperimentare un po’”. Un po’, ma senza esagerare: “Sullo spumante non scherziamo e non corriamo rischi, perché per noi è il fulcro della produzione, è il cuore di tutto quello che facciamo - ci spiega con franchezza.

Ciò non significa che l’azienda stia ferma, fedele al motto “progressio in traditione”: la sede è ancora la cantina di oltre cent’anni fa, che però è stata ammodernata negli spazi, nei servizi e nelle tecnologie, sempre al passo con i tempi. In particolare, viene fatto uso di energia rinnovabile e autoprodotta sfruttando il geotermico per garantire la temperatura corretta in tutto l'edificio, uffici compresi. Andergassen ci ha spiegato che “oltre a essere sostenibile, questa scelta permette un migliore e più puntuale controllo della temperatura affinché sia ottimale, omogenea e soprattutto costante nelle aree deputate al lungo affinamento delle bottiglie dei nostri spumanti” Il punto, come detto, è che “questi vini devono invecchiare per anni e hanno bisogno di stabilità”, ed è “anche grazie all’impiego dell’energia geotermica che possiamo garantire la costanza qualitativa che i clienti ci riconoscono da anni”.

Clienti affezionati che ormai da tempo possono non solo andare a visitare fisicamente la cantina, ma anche partecipare ad aperitivi, eventi e concerti organizzati nella sede di Kettmeir. E per chi fosse lontano da Caldaro, qual è il vino da provare per conoscere l’azienda? Andergassen non ha esitazioni: “Il nostro Athesis Brut, versatile e croccante, coniuga perfettamente lo stile di Kettmeir e la tipicità del nostro territorio” (in enoteca si trova a circa 25 euro, ndr.). Da provare assolutamente, no?

Fotografie di Luigi Narici

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