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Carne coltivata, la prima richiesta di approvazione all’Unione europea per il foie gras

pubblicata il 29.07.2024

Arriva da una startup francese che si chiama Gourmey e produce foie gras e se venisse accolta potrebbe rivoluzionare il mercato del cibo nel Vecchio continente. In tutti gli Stati, compresa l’Italia

La notizia della prima domanda di autorizzazione per un prodotto a base di carne coltivata in Europa è una notizia importante, e lo è da più punti di vista: perché crea un precedente destinato ad aprire il mercato, perché potrebbe avere conseguenze significative sul cibo disponibile nei Paesi dell’Unione europea (anche l’Italia) e perché potrebbe aiutare a mettere definitivamente la parola fine a un’abitudine discutibile.

A rivolgersi alle autorità alimentari e sanitarie non solo della UE ma pure di Regno Unito, Singapore, Stati Uniti e Svizzera, è stata la startup francese Gourmey: nata nel 2019, in questi anni ha raccolto oltre 65 milioni di dollari di finanziamenti e ora è pronta a debuttare sul mercato con il suo foie gras di anatra coltivata.

Fegato d’anatra, però coltivato

Il prodotto che la startup parigina vorrebbe mettere in vendita fa capire a che cosa è riferito il terzo fra i punti elencati all’inizio: l’abitudine discutibile è quella della gavage, la tecnica di alimentazione forzata con cui si ricava il foie gras, che serve per ingrassare rapidamente e in modo innaturale il fegato delle oche. È una pratica che il Parlamento UE ha definito “crudele e inutile”, che la Commissione europea sta cercando di vietare totalmente e che alcuni Paesi hanno già bandito, mentre in Italia questo cibo non si trova più in nessun supermercato. Ma decisamente potrebbe tornare in questa versione coltivata.

Che si fa più o meno come si fa il lievito destinato alla panificazione o come si forma il caglio nel formaggio: come su Cucchiaio.it abbiamo già spiegato e come hanno ribadito da Gourmey, “si parte da un piccolo campione di cellule animali che vengono fatte crescere in un terreno di coltura ricco di nutrienti, così da diventare muscoli, grassi o altri tessuti”. Mettendo un po’ di proverbiali mani avanti, dalla startup hanno anche ricordato che “il terreno di coltura contiene gli stessi ingredienti che sono necessari nell'alimentazione animale, come zuccheri, proteine, vitamine e minerali”, che “gli antibiotici non vengono utilizzati durante la produzione e non sono presenti nel prodotto finale” e soprattutto che “Gourmey non utilizza cellule geneticamente modificate”.

Non è ovviamente ancora possibile sapere che gusto abbia il foie gras di Gourmey e quanto sia simile all’originale, ma è bene sottolineare una volta di più che la carne coltivata non è né carne vegetale né carne stampata (cosa sono?): le cellule crescono e si sviluppano esattamente come farebbero all’interno di un organismo, e quello che ne deriva è carne a tutti gli effetti. Proprio come quella che viene fuori dagli allevamenti. Da quel che si capisce, l’intenzione dell’azienda co-fondata da Nicolas Morin-Forest, che oggi dà lavoro a 60 persone, è quella di rivolgersi inizialmente agli chef e ai professionisti della ristorazione e in un secondo momento direttamente ai consumatori finali. Perché possano farlo, come chiarito bene dal Good Food Institute, dovranno ricevere il via libera dalle autorità sanitarie dei vari territori, come l’europea EFSA: “Il processo di valutazione, che comprenderà un esame approfondito della sicurezza e del valore nutrizionale del prodotto, dovrebbe durare almeno 18 mesi, riguarda anche i potenziali impatti sociali ed economici (dei prodotti presi in esame, ndr) e coinvolge i rappresentanti degli Stati membri”.

La richiesta, che in qualche modo inizia già ad aprire il mercato della carne coltivata in Europa, arriva quasi un anno dopo che la startup israeliana Aleph Farms ha presentato alle autorità svizzere e britanniche una domanda simile per la sua carne (coltivata) di manzo, mentre nel 2023 due prodotti a base di pollo coltivato sono stati approvati per la vendita negli USA e a Singapore è già dalla fine del 2020 che questo alimento si può acquistare e mangiare.

Nessuno potrà bloccarne la vendita

Tornando all’Europa, è importante capire che “una volta approvato, il prodotto potrà essere commercializzato nel mercato UE” e che nessuno, inteso come nessuno Stato membro, potrà vietarne la vendita o impedirne la circolazione: “La tutela dei prodotti tradizionali non deve diventare un ostacolo all’innovazione alimentare e alla libera scelta del consumatore e la domanda di Gourmey dimostra che progresso e tradizione culinaria possono rafforzarsi a vicenda, offrendo un foie gras che soddisfa le esigenze dei consumatori e tutela il benessere animale”, ha sottolineato Francesca Gallelli, consulente per gli affari pubblici in Europa del Good Food Institute.

Non serve leggere fra le righe per capire che il messaggio è evidentemente rivolto anche ad alcuni politici italiani: “Con una legge viziata e potenzialmente inapplicabile, il nostro Paese ha deciso di adottare una posizione ideologica, vietando la produzione e la commercializzazione della carne coltivata, a prescindere dalle rigorose valutazioni che adesso verranno svolte dall’UE - ha aggiunto Gallelli - È impellente che la legge venga abrogata affinché ricercatori, consumatori e imprese italiane non siano costretti a navigare nell’incertezza. L’uguaglianza tra i cittadini europei e l’equa concorrenza all’interno del mercato unico devono essere garantiti”. Anche a tavola, ovviamente.

 

Foto credits: Romain Buisson

La redazione

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