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Divino Tuscany 2012| La Toscana vista da James Suckling

pubblicata il 23.05.2012

Ci sono quelli che ti storcono il naso davanti agli occhi, al solo nominare la versione anglofona di Toscana del titolo così pomposo dell'appuntamento ideato da James Suckling  appena conclusosi a Firenze. Non fai in tempo a iniziare la frase per dire com'è andata che ti parlano degli "americani" come di alieni, o come ne parlava mia nonna, con quel misto tra snobismo e diffidenza. In un mondo del vino  dove ormai l'etichetta è più importante del contenuto, e non parlo delle bottiglie di vino ma delle vere e proprie "caste" apparentemente non comunicanti tra loro come in India, dove i Biologici ormai divorziati dai Biodinamici pare non possano neppure rivolgere la parola ai Convenzionali (tra l'altro tutti nomi inventati da chiunque tranne che da produttori/agnonomi/enologi), io mi sento agnostica e forse anche un filo ecumenica. Piuttosto che pensare che davvero ci siano ancora oggi così tanti pregiudizi nei confronti della viticultura toscana dei vitigni internazionali e dei Supertuscans, preferisco essere dell'idea che Divino Tuscany "logora chi non ce l'ha", e il fatto di essere un appuntamento totalmente dedicato a professionisti paganti, stampa e pochi ospiti delle aziende partecipanti lascia all'asciutto molti palati, che si sfogano parafrasando il Miles in Sideways: "I am NOT drinking any f**king Merlot!". L'occasione creata da James Suckling ha il suo perchè: innanzitutto un'organizzazione impeccabile, che prevede la presenza costante dei produttori, anche nelle degustazioni tematiche. Notevole l'approccio informale della "chiacchierata in piedi" che slaccia le cravatte a tanti degustatori e importatori che alzano la mano e osano chiedere molto più che se si fosse stati seduti ai classici banchi. Interessanti spunti sul gusto che arrivano dai commenti del vicino di gomito: si parla anche qui tantissimo di territorio, di composizione del suolo, di età delle vigne, e non sembra di essere molto lontani dai discorsi fatti anche nelle "chiese" dei vinoveristi/naturali. Si concorda sul fatto che anche in toscana il terroir è stato più forte del vitigno, e mi piace ricordare una frase detta dal Master Wine Ned Goodwin durante l'orizzontale 2008 di Merlot toscani selezionati da JS: "It's almost Tuscany soul speaking through the vine", e si sa che certe voci le sentono coloro che sono ancora capaci di ascoltare, di certo non quelli che si tappano le orecchie.

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