Attualità

Prese in castagna

pubblicata il 17.10.2012

Il 2012 non è stato un grande anno per la castanicoltura italiana. La perdita stimata si attesta attorno all'80%. Due le cause: la siccità e il cinipide galligeno del castagno, insetto arrivato dalla Cina circa 10 anni fa. Una popolazione di sole femmine partenogenetiche in grado di deporre fino a 150 uova a testa, che ha provocato negli anni un grosso calo di produzione a livello nazionale. E dire che siamo (eravamo è il caso di dire) il primo esportatore mondiale in termini di valore. Il castagno ha origini incerte. Il suo areale di diffusione è stato infatti da sempre pesantemente modificato dall'uomo. In Italia pare sia rimasto anche durante l'ultima glaciazione, rifugiandosi in alcune zone delle Alpi Apuane. Sicuramente è presente da noi sin dai tempi dei romani, che l'hanno coltivano e diffuso perché ne apprezzavano il frutto. Il nome scientifico è Castanea sativa, e secondo alcuni deriva dalla città del Ponto Kastanis, dove pare fosse particolarmente abbondante. La sua ricchezza in amido e zuccheri, oltre che renderlo dolce, ne facevano un cibo riserva per le popolazioni collinari e montane durante l'inverno. Popolazioni che hanno sviluppato metodi particolari di conservazione, come l'essiccazione e la produzione di farina. Sul mercato, e nel bosco, si distinguono le castagne e i marroni. Prezzo e prestigio cambiano molto dalle une agli altri. Di fatto la pianta che li origina è la stessa, con la differenza che i marroni derivano da innesti su piante selvatiche di castagno. In questo caso non si parla di cultivar come abbiamo già visto per il ciliegio, perché in realtà si tratta di singole popolazioni con caratteristiche molto omogenee: in pratica i marroni non sono stati ottenuti tramite il miglioramento genetico, ma selezionando e riproducendo per innesto le piante con le caratteristiche migliori dei frutti. Se volete riuscire a distinguere le castagne dai marroni dovete controllare alcune cose. Innanzitutto la pezzatura, decisamente a favore dei marroni, ma anche la buccia, che nelle castagne è bruno scura, mentre nei marroni è più chiara con striature scure. L'ultima differenza visibile è nell'ilo, quella cicatrice biancastra che potete vedere alla base del frutto, che è rotondeggiante nelle castagne, più rettangolare nei marroni. L'altra differenza è invisibile, e risiede nell'episperma, la pellicina che ricopre il frutto: nelle castagne è più spessa e penetra con molta più facilità nel frutto, dividendolo in più parti: in questo caso si dice che il frutto è settato. Nel marrone questo è raro che accada e per questo è molto più facile da sbucciare. A testimonianza dell'importanza e della diffusione di questo frutto in Italia, l'ultimo elenco dei prodotti DOP e IGP del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali comprende 4 tipi di castagne e 8 di marroni: in Piemonte la Castagna Cuneo IGP e il Marrone della Valle di Susa IGP, in Toscana la Castagna del Monte Amiata IGP, il Marrone del Mugello IGP, il Marrone di Caprese Michelangelo DOP, in Campania la Castagna di Montella IGP e il Marrone di Roccadaspide IGP, in Lazio la Castagna di Vallerano DOP, in Emilia Romagna il Marrone di Castel del Rio IGP, e in Veneto il Marrone di Combai IGP, il Marrone di San Zeno DOP e i Marroni del Monfenera IGP. Il castagno è una pianta molto bella e molto longeva. Per rendervene conto quando siete in Sicilia non perdete l'occasione di andare a vedere il castagno dei cento cavalli alle pendici dell'Etna, uno degli alberi secolari censiti in Italia. Guardandolo pensate che lì sotto, sorpresi da un temporale, si sono rifugiati Giovanna d'Aragona e tutto il suo seguito di cento cavalieri. Era il XVI secolo. Foto da Flickr  

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