Attualità

Cavallaro | Un posto a Milano

pubblicata il 17.04.2012

Lo sa lui, lo so io: che non posso più scrivere una recensione obiettiva della sua opera. Nicola Cavallaro mi ha raccontato troppo dei fatti suoi  perchè io possa dire serenamente Buonissimo! oppure Cattivissimo! senza prima essermi preso a manate con lui, trai vapori. Però - e perciò - sono andato a vedere cosa combinava alla Cascina Cuccagna, che è un posto che ti fa venire in mente più la schiscèta che le altitudini della cucina cavallariana. Con quei muri in laterizio a vista e quei tavoloni. E quella spettacolare cucina a vista. Si mangiano piatti quotidiani: lasagna, pollo, tiramisu. Si usano produttori selezionati, con pazienza, tra i tanti: cercando di restare vicini, e abbottonati con i prezzi. Si bevono bottiglie umane, e birre buone. I ragazzi in sala galoppano per prendere il ritmo, e in cucina sudano molto per tenerlo. Stanno facendo fondo e resistenza, alla Cascina: e Nic spadella gettando sguardi omicidi dal vetro. Poi t'incontra lo sguardo e ti slaccia un sorriso ai raggi ultraviolenti. Obiettivo nutrire correttamente con 30 euri. Un'avventura di segno diverso, colorata dell'entusiasmo di tutto lo staff. Certo di cose da sistemare ce ne sono, a bizzeffe: ma se non altro nessuno si nasconde dietro qualche dito di benaltrismo, e le critiche vengono accolte come scorciatoie per fare bene. La verità, e questo ben oltre la cortesia e i sorrisi con cui Paola accoglie i rimbrotti, e l'aplomb di Nicola sono un buon viatico per la crescita.

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