Attualità

Pasquale Torrente | Quando a Roma si frigge come a Cetara

pubblicata il 03.01.2013

L'assenza delle indicazioni stradali, fossero anche quelle semplici frecce per l'ingresso al parcheggio, sorprende quando già le tue quattro ruote sono inchiodate ai vertici di quel rettangolo bianco disegnato sull'asfalto. E' solo allora che - aprendo lo sportello - capisci che in realtà sei stato oggetto di un esperienza multisensoriale che farà sembrare il Tom satellitare moderno come una clava: a teletrasportarti sotto l'enormità di vetro, cemento ed acciaio di Eataly a Roma è stato un impalpabile effluvio, quell'odore del gran fritto di mare di Pasquale Torrente, prima tappa inevitabile di questo giro d'Italia con il carrello. Elevato dalla scala mobile ti toccherà solo immaginare la spiaggia di Cetara -prolungamento naturale della "cuopperia" originale  della famiglia Torrente - chiudendo gli occhi davanti al moloch di marmo bianco Carrara, trafitto dai mille soli elettrici sospesi tra i tralicci. Questa è la costiera amalfitana in trasferta, il suo biglietto da visita più goloso. Intanto il fascino del mestiere consumato in una danza di mani che si offre dietro il bancone: sfilettano le alici come in un pit-stop, imbiancano bruschette con lame di burro, sfogliano patate in spessori da calibro, fanno cerchi di calamaro come novelli Giotto. La frittura di alici farà dubitare del fatto che questi pesci non nascano proprio così, fragranti, caldi e naturalmente avvolti nel "cuoppo" di carta unta,  suo immaginario habitat naturale. Oltre difficile resistere alla tentazione infantile delle patate alla francese, croccanti ostie dorate contenute in quella linea marrone di buccia, pericoloso confine dall'abisso della dipendenza. In alternativa si può esagerare osando il gran fritto, così per immaginare cosa potrebbe succedere se il mare un giorno diventasse improvvisamente uno spumeggiante olio bollente. C'è tanto altro e, come è giusto che sia, l'offerta varia con gli umori del mare e dello chef.  Mozzarella, pasta, carne anche. Tutto rigorosamente fritto. Birre o vini per accompagnare. Filetti di acciughe e colatura da portare a casa per ricordare. O forse per farvi tornare più spesso qui, o magari a Cetara: dove il marmo ritorna ad essere roccia e l'aria climatizzata salsedine e vento.  

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