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Chi è Chiara Pannozzo spiegato in breve

pubblicata il 27.09.2024

Chiara Pannozzo è una chef originaria di Terracina, classe 1994, approccio alla cucina lucido e determinato. Oggi è affermata nel panorama della ristorazione italiana con uno stile personale profondamente coerente con il nostro tempo.

La sua storia inizia quando a 14 anni esce di casa, sceglie un lavoro duro, quasi a cercare un’autodisciplina che la aiuterà ad ammorbidire il suo temperamento ribelle. Lava i piatti, fa lavori di battaglia, come li definisce lei, mentre frequenta l’alberghiero.

Una delle sue prime e determinati tappe è da Carlo Cracco, all’Hugo, Chiara è capo partita, capelli verdi e temperamento dissidente. Dopo l’Hugo passa In Galleria e sono queste le esperienze che chef Pannozzo considera più formative, quelle che ‘contribuiscono a costruire la mia identità individuale oltre che lavorativa, trasformando una passione in una prospettiva di vita soddisfacente’.

Formativa, per la sua identità gastronomica, anche l’esperienza con Eugenio Ronconi al Mercato, sempre a Milano. È allora che comincia a pensare al quinto quarto.

Il quinto quarto

Sì, perché il pensiero creativo di Chiara si sviluppa anche intorno a questo prodotto, povero per eccellenza. Chiara lo trasforma ‘a modo suo’, una delle espressioni che usa di più, un modo personale e vivace.

Lo cucina con l’audace ambizione di farlo mangiare a tutti, lo impreziosisce con tecniche e abbinamenti inaspettati. Anche se ‘è difficile da lavorare in tutte le fasi della filiera, soprattutto con la milza e il rognone è un attimo che sbagli’. E se sbagli con il quinto quarto fai un disastro, Chiara di questo ha contezza e, probabilmente, le piace.

A Verona, al Bue Nero, ristorante della famiglia Dalfini - un nome nel mondo della carne - il quinto quarto e la carne sono al centro di un’offerta completa, dove l’elemento vegetale viene valorizzato e interpretato, come nella scarola tonnata, né manca un dolce iconico come il maritozzo, che Chiara ci ha preparato in versione tiramisù.

Ancora un paio di cose da sapere

Chef Pannozzo non assaggia mai quello che cucina. La sua tecnica di costruzione del piatto si fonda su equilibri e consistenze immaginate. Sono conoscenza e memoria, anche olfattiva, a guidarla nell’ideazione quando, ci confida, ‘il pensiero di un piatto è così pervasivo da inibirmi l’assaggio’. 

‘Se è vero che la cucina è impegnativa, che è innegabilmente un lavoro duro, è anche vero che offre dei vantaggi importanti, quello di restare al centro di un dibattito forte e continuo, per esempio, e di avere numerose relazioni che accrescono la conoscenza' e chiude con un pensiero importante e condivisibile 'in fondo ti consente di valorizzare al meglio il tempo che resta, il tempo libero. Questo è il messaggio che vorrei dare a chi comincia. Dietro a un piatto non c’è solo chi lo ha ideato, ma anche una quantità infinita di tempo, gesti e pensieri di molte persone’.

La redazione

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