Attualità

Colfòndo | I - La degustazione dei vecchi-nuovi Prosecco rifermentati in bottiglia

pubblicata il 02.11.2010

La saga delle degustazioni seriali dal-basso è ormai conosciuta: non ne riparleremo. Parleremo invece di questa giornata passata a parlare di vino e tutto ciò che ruota attorno tra di noi e con la gente del vino. Per impare approfondire crescere e incuriosirsi, e perchè no, farlo divertendosi.
C'era gente da tutta Italia, sabato 30 ottobre, alla Locanda Baggio nelle vicinanze di Asolo. C'erano produttori e appassionati e c'era gran voglia di comprendere bene questo fenomeno che ha spiazzato anche la lingua italiana. I Prosecco Colfòndo infatti hanno fatto diventare "tradizionali" i Prosecco Charmat, e hanno reso innovativi, quasi rivoluzionari quelli che si rifanno alla tradizione dei lieviti indigeni. Dovremo aggiornare il nostro vocabolario: chiamare "convenzionali" i Prosecco conosciuti fino ad ora, e "tradizionali" quelli nuovi. Che sono poi quelli vecchi.Ecco, magari senza arricciarsi attorno alla mitologia del vino del nonno: certo, viene tutto da lì, ma il mondo è andato avanti e si va a guardare altrove.
L'idea è fermentata nella fervida mente di Luca Ferraro, il giovine produttore junior di Bele Casel, che è stato folgorato sulla via di Damasco dall'idea di un Prosecco più... profondo, meno "banale". Attorno tutti produttori con i loro campioni, spiegati a partire dalla terra di cui erano visibili campioni reali.Nei tavoli si accende la discussione: nessuno classifica, solo sensazioni che a volte affratellano, a volte dividono: perchè non c'è nulla di più soggettivo di un assaggio alla cieca, fomento di ogni figuraccia... Ecco le brevi note raccolte.Gatti - Latteo, con poca spuma svelta a sparire. Aroma travolgente - e coinvolgente - soprattutto all'attacco, progressivamente dilavato. Frutto piccolo e naso puntuto, con un assaggio salato subito e fervido nel proseguire, non esente da una nota di agrume limone. Fresco.Costa di là - Spuma ricca e persistente che lascia qualche risorgiva. Il naso è educato e rapido a dissolversi, pur nella sensazione di ritirata eleganza. Fine, non delicato. Chiare le linee verdi, intuito il ricordo floreale. Forte la nota agrumata. Aggrappante e persistente, con un gancio astringente in fondo.Costepiane - Limpido, con tanta schiuma movimentata, con sparute bollicine in attesa. Naso dolce, con frutto scoperto. L'assaggio è invece più lento, quasi levigato, assai piacevole e piacevolmente domestico. Molto composto e bello, appena breve al termine.Biondo Jeo - La schiuma ricca, la corona ferma preludono all'aspetto lattiginoso, poche bollicine al seguito. Frutto piccolo, con deriva verde vegetale. Assaggio liscio, leggero di sale, trova nel mezzo un piccolo angolo che proietta verso una chiusura lunga. Ecco, giustamente acido.La Basseta - Torbido, gran spuma e corona fissa, scolpita. Perlaggio resistente. C'è tanto fiore di campo, c'è la buccia di limone, c'è il miele, c'è l'affumicato. Bella salata la bocca, dinamica. Scorre lieto chetandosi solo in fondo, con quell'amaro della buccia di limone.Bele Casel - Spuma generosa, poi ferma nella corona, con un cuore scuro di riflessi neri. Ricco di sensazioni anche contrapposte il naso, variegato e complesso: dalla torta appena passata di cottura ad una traccia di solvente, sfuggente. L'assaggio è stetto, filante, con una svirgolata amara sul finale.Frozza - Presenta una spezia fulgida: anice, forse, e una sferzata di erba aromatica fresca e  brillante. Diritto, con una piccola vibrazione sintetica sul finale. L'assaggio è ordinato con la traccia di limone presente. La metà del sorso è precisa e perfettina, senza scomponimenti.Zanotto - Subito lo zucchero bruciato, diritto e alto. Le sensazioni ricordano il burro fresco, appena appoggiato. La bocca è più fresca, anche se non rinuncia a qualche accento amaricante. Il finale s'accartoccia, tenendo la posizione.
Vini complessi, comunicativi: espressivi, ben allineati al tipo e nello stesso tempo ricchi di personalità vibrante ed elettrica. Da ricercare nelle differenze e nelle sfumature, che si fanno preziose nella descrizione di un territorio che va dal Piave alle colline.Per non farsi mancare nemmeno l'ultimo richiamo, ecco il pane lievitato con lieviti di colfondo.Poi si è pallato e mangiato, ma questa è un'altra storia.

Condividi

LEGGI ANCHE