Come leggere le etichette della frutta e della verdura
Frutta e verdura sono due elementi fondamentali della dieta Mediterranea. Secondo gli ultimi dati, nel nostro paese quasi la metà della popolazione adulta consuma più di tre porzioni di frutta e verdura al giorno. Un consumo discreto, anche se ancora lontano da quelle cinque porzioni al giorno da più parti consigliate per una corretta alimentazione.
Per effettuare un acquisto responsabile bisogna però avere ben presente il significato dell'etichetta che identifica la frutta e la verdura che troviamo al mercato, dal fruttivendolo o nel supermercato. La normativa italiana e quella europea prevedono infatti l'obbligo di fornire alcune indicazioni al consumatore per permettergli di essere informato prima di procedere all'acquisto. Il mancato rispetto di queste norme è sanzionato da pesanti multe, che possono arrivare fino a 15.000 euro.
Bisogna però distinguere fra prodotto confezionato e prodotto sfuso.
Il prodotto confezionato deve riportare obbligatoriamente l'identificazione dell’imballatore e/o dello speditore della merce, la natura del prodotto (se il contenuto non è visibile dall'esterno), la sua varietà agronomica, l'origine, che può comprendere sia il paese d'origine che l'eventuale zona di produzione, e la categoria di qualità all'interno della quale il prodotto in vendita ricade.
Per il prodotto sfuso invece le indicazioni sono più ridotte, ancorché obbligatorie. I venditori devono infatti porre sugli scaffali, in corrispondenza della merce, un cartello che indichi varietà agronomica, origine, categoria e calibro (ove applicabile).
Sono tutte indicazioni facilmente comprensibili, a parte forse la questione sulla categoria. La frutta e la verdura infatti, prima di essere messe in commercio, devono essere catalogate all'interno di una specifica categoria. In realtà, in funzione dell'ultimo aggiornamento normativo europeo, sono rimasti solo 10 prodotti per i quali è obbligatorio riportare la categoria, ossia quelle più importanti in termini di volumi commercializzati all'interno dell'Unione Europea: mele, agrumi, kiwi, lattughe, indivie ricce e scarole, pesche e nettarine, pere, fragole, peperoni dolci, uva da tavola e pomodori.
Le categorie previste sono tre: extra, prima e seconda, in ordine decrescente di qualità e – ovviamente – di prezzo. Per ciascuna di queste categorie e per ciascun prodotto, la normativa europea definisce dei criteri ben precisi per la catalogazione dei prodotti ortofrutticoli, che comprendono forma, calibro, aspetto esteriore e interno, dimensioni, presenza di difetti. Le norme sono talmente specifiche che è difficile fare un elenco preciso, ma è facilmente intuibile come la seconda categoria sia quella con la maggior tolleranza ai difetti, mentre la categoria extra sia quella considerata qualitativamente migliore. Per i più curiosi, tutte le informazioni, prodotto per prodotto, sono liberamente consultabili nell'allegato A del Regolamento CE 1221/2008.
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