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Guida al barbecue: quale scegliere, quali accessori acquistare, quanto spendere

pubblicata il 15.06.2022

A carbone, a gas, a pellet oppure elettrico? Pregi e difetti delle tecnologie più diffuse, insieme con i consigli di un esperto su quale sia quella più adatta alle esigenze di ognuno. Giusto in tempo per l’estate.

È arrivata la bella stagione, le giornate sono più lunghe, c’è più sole e ci sono più ore di luce: finalmente si può stare all’aperto e in compagnia degli amici senza particolari preoccupazioni. E finalmente si può tornare a grigliare, posto che si sappia che cosa fare e come farlo per bene.

Per capirlo, e per aiutarvi a capirlo, ci siamo fatti accompagnare in questo mondo affascinante e complesso da chi ne sa più di tutti ed è leader in un settore in forte e costante crescita. Ci siamo fatti aiutare da quelli di Weber, ovviamente. L’azienda, nata nel 1952 negli Stati Uniti come Weber-Stephen, è presente in Italia con una sua filiale dal 2008, nel nostro Paese fattura circa 40 milioni di euro l’anno e da noi ha portato non solo i suoi (tantissimi) prodotti, ma pure la cultura del barbecue, che per gli americani è quasi una religione. Che sembra un’esagerazione, ma non è un’esagerazione: da anni, Weber pubblica un volume dedicato al tema che s’intitola “La nuova Bibbia del BBQ”, è lungo oltre 350 pagine e storicamente rivaleggia proprio con la Bibbia per lo scettro di libro più venduto al mondo. Questo intendiamo, scrivendo che quella del barbecue è “quasi una religione”.

Ed è una “religione” che sempre di più si pratica tutto l’anno: Rispetto al passato, il nostro prodotto si sta in qualche modo destagionalizzando - ci ha chiarito Simone Dal Prà, direttore vendite di Weber Italia - e anche il mercato del Natale sta assumendo sempre più importanza”. Insomma, è vero che si griglia soprattutto in primavera ed estate ma è meno vero di un tempo, tanto che “nei mesi invernali siamo arrivati a fatturare oltre il 25% del nostro fatturato annuo totale”.

I 4 tipi di barbecue: differenze, pregi e difetti

Quale che sia la stagione, se si vuole entrare nel mondo del BBQ (non è una sigla, ma semplicemente l’abbreviazione della parola barbecue), la prima cosa da fare è capire che “il barbecue funziona bene, e la carne si cuoce bene, se tiene dentro il calore, a prescindere dal modello che si sceglie e dalla sua tecnologia”, come ci ha spiegato Dal Prà. Che è il motivo per cui all’inizio degli anni Cinquanta, l’azienda è stata la prima a introdurre l’innovazione del coperchio, che permette sia di mantenere la temperatura costante sia di usare l’apparecchio non solo per la cosiddetta cottura diretta (la grigliata vera e propria) ma pure per la cottura indiretta (come se fosse un forno).

A oggi, i tipi di barbecue sono sostanzialmente 4: a carbone, a gas, elettrico e a pellet. Il primo è quello cui si pensa quando si pensa alla carne alla griglia, quello che usavano i nostri genitori e forse pure i nostri nonni, quello più tradizionale: funziona bene, ha un grande valore simbolico e quel sapore un po’ nostalgico, ma ha lo svantaggio di richiedere più tempo, sia per andare in temperatura (circa 20-25 minuti) sia dopo lo spegnimento, perché è necessaria una pulizia accurata.

Da questi punti di vista, il barbecue a gas è decisamente più facile, veloce (va in temperatura in 5-7 minuti) e parecchio più semplice da pulire. Quello elettrico è ancora più rapido e comodo di quello a gas, non fa praticamente fumo ed è sostanzialmente l’unico che può funzionare da solo, perché non serve il carbone e nemmeno serve la bombola del gas; ha lo svantaggio che è necessaria tanta energia per portarlo in temperatura, dunque la griglia di cottura è tendenzialmente piccola per limitare i consumi.

Infine, il barbecue a pellet, novità del 2021 in Italia ed Europa (negli Stati Uniti si usa già da tempo): unisce la facilità di quelli a gas con l’aroma più tradizionale e autentico dato da quelli a carbone; rispetto a questi ultimi, è più indicato per le lunghe cotture a temperatura costante, che rendono la carne più morbida e succosa, e ha il vantaggio di dare una sorta di affumicatura naturale senza bisogno di accessori dedicati.

BBQ da balcone o da giardino: quale scegliere e perché

Considerato tutto questo, qual è il barbecue da preferire? Qual è quello giusto? Dipende dalle proprie esigenze, ovviamente. Secondo Dal Prà, per decidere bene è importante prendere in considerazione soprattutto 3 aspetti: “La frequenza di utilizzo, il posizionamento dell’apparecchio, il numero di persone che mangeranno”. Spieghiamo: se è un barbecue che viene usato spesso, anche più volte alla settimana, non è consigliabile che sia a carbone, che ogni volta richiede tempi lunghi per l’accensione, la cottura e la pulizia (per Weber, “questi sono i barbecue da weekend”); allo stesso modo, se è un barbecue che verrà messo su un balcone o su un terrazzino, meglio che sia elettrico, così che generi meno fumo e crei meno fastidio ai vicini; e però, difficilmente potrà essere elettrico se intorno a lui si raccoglieranno tante persone, per le già citate limitazioni all’ampiezza della griglia.

La gamma di barbecue di Weber è talmente vasta che si rischia di perdersi: noi abbiamo contato 20 famiglie di prodotti, ognuna con all’interno numerose varianti, e prezzi che vanno da un centinaio di euro (per quelli a carbone più semplici) a circa 5000 (per quelli a gas più evoluti e complessi), dunque a Dal Prà abbiamo chiesto due consigli pratici e concreti, immaginando due scenari plausibili. Che cosa dovrebbe scegliere una persona che abita in un palazzo e ha un balcone su cui vorrebbe grigliare ogni tanto con gli amici? “Dovrebbe puntare su un apparecchio elettrico, come quelli delle nostre serie Q o Pulse, che di listino costano fra i 400 e i 1000 euro - è stata la risposta - In particolare, i Pulse hanno anche il termometro digitale integrato, che funziona come una sonda, si collega allo smartphone e avverte quando la carne è pronta”. Viceversa, che cosa consigliare a chi ha un giardino? “Ha più libertà di azione e probabilmente più spazio, dunque vanno benissimo un barbecue a carbone come il Compact Kettle (la gamma parte da poco più di 120 euro, ndr) o anche uno a gas come i Summit (da 3mila euro in su, ndr)”.

Prima di andare oltre, le risposte a due domande che forse vi siete fatti e che noi ci siamo fatti: ma il barbecue elettrico non è “da sfigati”? E poi: perché i barbecue a gas costano queste cifre astronomiche? Prima risposta: “No, o almeno non più”. In che senso? “Sino a un paio d’anni fa, le persone avevano in effetti molti pregiudizi sui barbecue elettrici, ma i lockdown e le quarantene le hanno portate ad apprezzarli e a capirne i vantaggi (si può grigliare sul balcone senza fare fumo e lo si può fare in pochi minuti, ndr) e da allora vanno fortissimo e sono fra i nostri prodotti più apprezzati”. Seconda risposta, sui barbecue a gas: “Costano tanto perché sono tanto complessi e hanno tanta tecnologia dentro, un’enorme griglia di cottura, il girarrosto, quattro bruciatori, moltissimi accessori”.

Quali componenti aggiuntive scegliere

A proposito di accessori, quali sono quelli irrinunciabili e che dovrebbero fare parte di un ipotetico kit di base per chi vuole iniziare a grigliare come si deve? Anche qui, dipende dal tipo di barbecue che si usa e da quello che si vuole cucinare, perché ci sono (per esempio) piastre e griglie supplementari diverse per alimenti diversi.

Se si punta sul carbone, i fondamentali sono due: quella che Weber chiama ciminiera d’accensione, che costa una ventina di euro e sostanzialmente permette di fare a meno dei soliti fogli di giornale e di soffiare, soffiare e soffiare sin che il fuoco si accende; e poi il carbone, che va scelto con cura perché garantisca una temperatura costante nel tempo e soprattutto verificando che sia fatto con materie prime di qualità, perché poi i fumi sprigionati vanno a finire sulla carne che si mangia.

Ancora: pinze (anche qui, diverse a seconda dei cibi), un grembiule, guanti (di tela, cuoio o silicone), qualche ricettario con i consigli degli esperti e un termometro, perché “ormai sappiamo che la temperatura di cottura è più importante del tempo di cottura, soprattutto per il pollame”, come ci ha detto Dal Prà e come in effetti su Cucchiaio avevamo già capito provando l’interessante Meater. Weber ne ha in catalogo un paio di versioni: quello da infilare nella carne, con un display che resta fuori e mostra il valore; quello da collegare allo smartphone attraverso l’app Weber Connect (per iOS e Android), che invia notifiche durante tutto il procedimento. E addirittura avverte quando è il momento di girare il cosciotto.

La spesa totale e le regole da rispettare

Facendo due conti, e immaginando di comprare un Compact Kettle a carbone o un Q 1400 elettrico, cui andrebbero aggiunti (per il primo) la ciminiera e una fornitura iniziale di carbone oppure (per il secondo) una griglia supplementare, e considerando una dotazione iniziale composta da pinze, grembiule, guanti, un termometro e qualche spazzola per la pulizia dell’apparecchio, la spesa di partenza sarebbe di circa 300 euro nel primo caso e di circa 550 nel secondo.

Va considerata una sorta di investimento, ma per non sbagliare è bene informarsi con attenzione su quali siano le regole di utilizzo: “Se si sta in un appartamento con balcone, quello che si può fare o non fare lo stabilisce il condominio - ci ha confermato Dal Prà - ma con un barbecue elettrico si è abbastanza al sicuro da lamentele, perché genera davvero poco fumo”. Detto che chi ha un giardino di proprietà è invece più o meno libero di fare quello che gli pare, una soluzione da tenere presente è anche quella degli apparecchi portatili, da usare magari in spiaggia o in un parco, ovviamente sempre rispettando le norme: Weber ne ha a catalogo sia a carbone sia elettrici (da collegare comunque a una presa domestica), sia a gas, con cartucce da usare al posto delle bombole. Per avere un’idea, i prezzi si aggirano fra i 100 e i 500 euro, accessori esclusi.

E la carne vegetale?

Abbiamo tenuto per ultima una domanda che un po’ esitavamo a fare, relativa a come si comportino sulla griglia la carne vegetale (qui il nostro test in cucina) e le tante alternative che negli ultimi anni si stanno diffondendo sul mercato: ha senso usarle su un barbecue? La risposta di Weber ci ha stupiti: “Abbiamo già fatto test su questi prodotti, e ancora li stiamo facendo - ci ha spiegato Dal Prà - Il mondo sta andando in quella direzione, dunque è un’opzione che non possiamo non prendere in considerazione”. Anche perché “non danno alcun problema, esattamente come non danno problemi le verdure o i tanti alimenti da griglia che non sono carne”. Di più: “In altri Paesi vendiamo già un nostro ricettario dedicato a questi prodotti, ed è in via di completamento la traduzione in italiano”.

E solo questione di tempo, insomma. E se lo dicono loro, che grigliano da oltre 120 anni, forse ci possiamo fidare.

Emanuele Capone

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