Attualità

Dove s'incoccia nelle arance Tarocco di Sicilia

pubblicata il 04.02.2008

Sei mai stato nella piana di Lentini, mi chiedeva con la faccia della domenica. Dico, sei mai stato nella piana di Lentini? E allora mi ricordo le strade tutte uguali, arance dappertutto, il verde denso e viscoso delle foglie delle piante d'arancio. E quel mosaico bislacco di case che sembrano gettate a caso sul tavolato, perchè la cosa che ricordo di più della piana di Lentini è proprio questa, che sembra una tavola messa di traverso tra qua e là, così senza farla tanto lunga. Non so perchè, come un piano leggermente inclinato, che si dovesse sempre rotolare da un'altra parte.Perchè le Arance Tarocco di Sicilia sono un miracolo della natura, proprio così: ti rotolano tra le mani, qualche volta ancora incartate come al tempo in cui facevo la collezione delle cartine, con quelle ragazze rubiconde a comparire dai cerchietti disegnati con una certa cura, ma non certo con affettazione, e i cognomi dei fratelli F.lli Così e Cosà, spesso con quell'accento di sghembo sulla finale. Ti rotolano tra le mani con tocco gaudioso, fragrante, brillanti e gravi, dell'esatta dimensione dei seni delle donne di sicilia, ed altrettanto ubertose: e te li ricordano pure, adagiate nella mano in perfetta composizione, con quella buccia carnosa che si rapprende attorno al picciuolo come scura areola. Riempiti il naso dell'esuberante aroma che promana da quella buccia spessa, oleosa, buona per cucinarci pigri germani, scava nella polpa bianca che racchiude gli spicchi. Aprili come fiore muschioso, in quella suddivisione splendidamente imperfetta e susseguente di spicchi gonfi di succo, che ti basta toccarli per spremerli, per colarti tra le dita appiccicoso di zucchero esuberante, ridondante.Poi mordili uno ad uno, lasciandoti stordire, quasi tagliare l'interno delle guance dal sapore ardente ed asprigno del frutto, tenace ad abbandonare la bocca, come il sapore inguaribile delle donne di sicilia.Abbine a volontà, nella buona e nella cattiva sorte.

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