Attualità

E come “Effetto Cerea”: Sorsi da Vino Vino Vino 2011.

pubblicata il 14.04.2011

Vino Vino Vino è la manifestazione organizzata dal Consorzio Viniveri in parallelo alla fiera di Vinitaly, e a Cerea  non ci si casca dentro per caso. Sperduta nella pianura veronese, l’Areaexpo - recente ma minimalista - accoglie 120 produttori ispirati dalla filosofia del ritorno alle origini naturali del legame agricolo col territorio con una viticultura senza l’uso di sostanze di sintesi e una vinificazione priva di manipolazioni che alterano l’equilibrio biologico e naturale dei vini. La premessa era per me  d’obbligo, perché il senso di una manifestazione in concomitanza con la grande kermesse di Vinitaly ma in un luogo distante 40km è data dalla volontà di creare prossimità spazio-temporale per il “vinofilo”, ma senza la commistione di identità. Infatti  l’ispirazione fondante del consorzio Viniveri in primis prendeva le distanze dal mondo vinicolo industriale che alla fiera veronese fa la voce grossa con enormi stand ed effetti scenografici che nella bolgia sono efficace indicatore di presenza ma spostano l’attenzione dal calice e dal racconto del terroir. A Cerea i banchetti sono piccoli e vicini, ma il calore non è solo quello del clima estivo di questo aprile agostano. C’è un’energia che passa attraverso i dialoghi fitti nei capannelli davanti alle bottiglie e nelle adunanze per le chiacchiere di pausa fuori alla ricerca di un riparo d’ombra. Ognuno col suo bicchiere, appassionati, sommelier, enotecari, giornalisti, commercianti compongono un puzzle che a sera si scioglie, e ognuno "porta via" il suo pezzetto scambiato, arricchito di ricordi di emozioni, sorsi e sorrisi. Il primo sorriso che non potrò dimenticare è quello caldo e avvolgente di Salvatore Ferrandes, che arriva da Pantelleria con il Passito 2005 che fa vibrare i sensi: una polposa albicocca candita con fini note di pasticceria, senza sbavature da panettone e con un’acidità serica fine e delicata. In trentino scopro il teroldego rosato di Redondel, che si chiama Assolto – in quanto assolto dalle bucce per evitare la macerazione da rosso. Sorso agilissimo, ispirato alla tradizione altoatesina che al primo imbottigliamento consegnava per l’estate agli austriaci un vino più lieve rispetto al teroldego classico ma non privo di corpo. Il colore è avvincente, note di fiori, di lamponi, fragoline e ciliegie, e con una chiusura tannica elegante. I vini di Nikolaihof arrivano dalla Wachau. Ricordo nettamente la freschezza piacevole ed invitante del Gruner Veltliner Smaragd 2009, un vino bianco che sa di pepe e agrumi, e tra i loro Riesling mi ha affascinato la storia del Baumpresse Riesling 2005, vinificato con un’enorme pressa di legno di quasi 3 secoli fa, recuperata dall’ultima generazione di vignaioli. Livelli crescenti di idrocarburo che si fondono con l’acidità della frutta a polpa gialla e delle note speziate lievemente dolci. Il Verduzzo di Fulvio Bressan è un bicchiere sorprendente color rame, con note terziarie ossidative che spiazzano inizialmente il naso ma che spettinano il palato con una speziatura lieve ma distinta sostenuta da acidità di mela e dalla chiusura burrosa: una persistenza aromatica lunga e salina. Un vino affatto prevedibile, all’assaggio del quale non ci si può fermare all’effetto spiazzante del primo sorso, un po’ come con il suo produttore. Infine porto nel cuore anche il lato B, il backstage nascosto della riuscita di una manifestazione ancora “artigianale” ma molto ben curata come Cerea 2011. E' la fatica tangibile della condivisione e del gruppo - per superare le individualità caratteriali, l’impegno perché il progetto continui a persistere nella sua originaria unità d’intenti, lo sforzo del confronto costante tra produttori che non vogliono perdere di vista il sentire comune che li aveva calamitati nel Consorzio. Tutto questo è potente generatore di energia ispiratrice per chi poi torna a casa e ripensa ai sorsi, ma soprattutto ai sorrisi.

Condividi

LEGGI ANCHE