Attualità

Enrico Togni e l'Erbanno, ovvero della testardaggine

pubblicata il 11.10.2012

"Autoctono è una parola grossa, si deve ancora capire tanto dai … tradizionale ecco, certamente tradizionale".Enrico è un viticoltore giovane e schietto, idee chiare, parole misurate in giustezza. D'altra parte, da chi decide di fare vino e di vivere di questa attività in Val Camonica, nella propria terra, con le vigne aggrappate, ci si deve aspettare l'abitudine al risultato, al non perdere tempo e sillabe. È un'esigenza.Quello che Enrico descrive come tradizionale è l'Erbanno, un vitigno cocciuto, forte, sopravvissuto alle stagioni e, soprattutto, alle scelte operate dall'uomo. Qualche anno fa Enrico ha visto la peronospora mangiare quasi tutto un vigneto, ma la storia comincia da qua, da un quasi, perché quei pochi filari diversi, quella foglia carnosa, quel grappolo strano e testardamente intero avevano un significato: Erbanno.Così, dopo qualche tardivo censimento, le analisi e la selezione, è arrivata l'ennesima scelta coraggiosa e controcorrente: ripopolare le vigne, allevare l'Erbanno, vinificarlo in purezza. Enrico ha riscoperto così un vitigno tenace, orgogliosamente camuno, che gli permette di abbattere drasticamente trattamenti e fatiche ripide.Il risultato è il San Valentino, frutto della prima vendemmia soddisfacente, la 2010. Vino profumatissimo, peposo e pepato, spezie appena dolci, frutti fragranti, golosi. E poi la bevibilità: pericolosa. Il bicchiere si svuota con velocità e costanza, per un vino che sa di territorio, che pare uguale solo a stesso e che non può che migliorare, con il tempo, le annate, l'esperienza.Il San Valentino è una sintesi di personalità enoiche meravigliosamente testarde: quella del prodotto e quella del produttore.

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