Attualità

Estinti per una zuppa

pubblicata il 11.03.2013

La zuppa di pinne di pescecane è una delle specialità della cucina cinese da secoli. Un tempo era un piatto riservato agli eventi speciali, e destinato solo a persone abbienti e di ceti sociali importanti. Oggi, vuoi per una maggior facilità nella pesca, vuoi per un aumento del tenore medio di vita dei cinesi, vuoi per la presenza in tutto il mondo di ristoranti cinesi, la sua diffusione è aumentata a dismisura. Per farla vengono utilizzate le pinne dorsali e pettorali di diverse specie di squalo, preventivamente essiccate o surgelate per essere messe in commercio. La pratica per ottenerle viene chiamata finning e consiste nella triste consuetudine di pescare lo squalo, privarlo ancora vivo delle pinne, e ributtare in mare il pesce, che va incontro a una morte lenta e dolorosa. A poco sembra essere servita la decisione della scorsa estate del governo cinese di vietare la zuppa nel corso di ricevimenti e banchetti statali. Seppure dovuta a motivi economici più che etici, la scelta era stata plaudita dalle associazioni ambientaliste, che da sempre combattono questo piatto tradizionale. A poco sembra essere servito anche il divieto di finning votato a larghissima maggioranza dal Parlamento Europeo lo scorso novembre. Il consumo sembra infatti in costante aumento, nonostante tutto. La conseguenza più immediata è che gli squali sono ormai una specie a rischio estinzione, visti anche i circa 100 milioni di esemplari che vengono annualmente pescati nei mari di tutto il mondo per finire sulle tavole cinesi. Un prelievo che rappresenta fra il 6 e l'8% della popolazione mondiale di squali. Troppo per una specie che cresce molto lentamente. Brendal Davis e Boris Worm, del dipartimento di Biologia dell'Università di Halifax, hanno da poco pubblicato uno studio che mette proprio in luce come siano necessari nuovi strumenti di tutela per gli squali, in quanto biologicamente non più in grado di sopportare lo sfruttamento e la richiesta allo stato attuale delle cose. In questa direzione si sta muovendo il Cites (Convention on International Trade in Endangered Species), che nel meeting che si sta svolgendo in Thailandia dovrebbe prendere in considerazione una maggior tutela degli squali longimanus, gli smerigli e tre tipi di squali martello. Anche gli squali, in pochi anni sono passato dallo stato di predatori a quello di predati. Immagine: Flickr  

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