Attualità

Fenomenologia della grigliata

pubblicata il 23.08.2009

Seconda solo alla cena "ognuno porta qualcosa" nel mio immaginario delirio conviviale, la grigliata mi ha sempre fatto pensare a quello sfortunato che si deve occupare dei fuochi: di solito un tizio servizievole, che magari non si cucina manco un asparago al vapore, ma al grido di grigliatah! grigliatah! è pronto a offrire il petto variamente irsuto alle falistre per la gioia di grandi e piccini. Ecco, io no. Perchè poi non si posso prendere solo salsicce, e gli altri assai meno appetibili tagli (costine, controfiletti, rigaglie della più bell'acqua) non vanno certo a ruba, e si finisce a fettunte. Allora nell'unica emergenza annuale, mai e poi mai finire a maialate: meglio pesci, di pinne e squame. Trattato l'animale al mercato di Porto Santo Stefano, ecco una carbonella dolce, e la griglia piuttosto lontana: una mezz'ora almeno per cuocere bene la cernia. Passata in un pesto d'erbe dell'orto appena colte - rosmarino, salvia, timo, basilico, prezzemolo - e qualche goccia d'aceto balsamico, e continuamente irrorata. Occhio, che ci vuole pazienza.

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