L'affacciarsi della stagione autunno-inverno, a prescindere dai calendari lunari, assume evidenza inconfutabile nella mia vita con il ricorrere di due eventi: il mio primo Tachifludec e la manifestazione Vini di Vignaioli a Fornovo. Stranamente da due anni a questa parte le due cose coincidono nella stessa settimana, e il vino pare essere il mio premio per festeggiare d'esser uscita dalla prima influenza di stagione. Mi appresto al tendone sulle rive del Taro solo con lievi strascichi di mal di gola, destino cinico e baro direte voi? Forse no, perché le apparenti RCD (ridotte capacità di degustazione) mi impongono di limitare gli assaggi nel
mare magnum dei banchettini. Adotto così il seguente criterio di assaggio: alcuni noti ai più, altri per me aficionados di cui assaggiare le nuove annate, altri ancora da scoprire. Via che si parte...
Per la categoria "ancora da scoprire" sezione: "la classe non è acqua" anticonformismi lontani dalle mode
Villabellini - Valpolicella Classico Superiore "Taso" 2008 . Esordisce la "vignaiola" dal sorriso splendente: un leggero appassimento di parte delle uve per 30/40gg a seconda dell'annata (ad esempio quest'anno non si è fatto e si è andato direttamente in pigiatura) un affinamento di 24 mesi per far fare 3 "giri di legno" alle uve, che sono quelle delle radici della tradizione, corvina e corvinone, rondinella e molinara. Detto così uno si aspetterebbe un calice denso per appassimento e appesantito dal legno anche se botte. Invece no: questo valpolicella volteggia nel calice, di una freschezza rara e quasi sferzante nella vitalità del sorso, con cenni di mentuccia tra le piccole fragole e le more appena raccolte, l'acidità del lampone in succo, l'energia affilata dei tannini che accompagnano lievi cenni di pepe rosa a stuzzicare il naso mentre si sorseggia. Decisamente una piacevolissima scoperta perché si allontana da quelle rappresentazioni tratteggiate da ambizioni di potenza, per sfumare e avvicinarsi all'essenza di un terroir fatto di vigne vecchie incastonate in paesaggi austeri e boschivi. Finale lunghissimo e fruttato con accenni balsamici, da far venir voglia di allungare la mano per chiedere un altro calice.
Per la categoria "ancora da scoprire" sezione: nemmeno sapevo che esistesse questo vitigno
Zélige Caravent - Un poco agitato 2009 - La Francia è la Francia, ma non solo (e con questo ho perso in un sol colpo metà del mio affezionato pubblico, ammesso che io ne abbia mai avuto). In realtà la mia vuole essere solo una provocazione per dire che la Francia è molto più della Francia conosciuta ai più ovvero più del classico BBC da esportazione (Bourgogne, Bordeaux e Champagne). Questi produttori della Languedoc tra Monpellier e Nimes, hanno lo spirito degli artisti di strada e la maestria dei grandi impressionisti. I loro vini sono spiazzanti, emozionanti e coinvolgenti, cresciuti su 10 ettari di un terreno povero chiamato Gravette dove i classici vitigni del sud de France si esprimono con rara finezza: uve carignan, alicante, syrah e roussanne. Arrivi all'unica etichetta con nome italiano, e non osi nemmeno chiedere perché. L'uva bianca usata in purezza per questo vino è lo
chasan, un incrocio tra chardonnay e listan, che ha caratteristiche tali da poter essere vinificato "in rosso" ovvero con pigiatura e macerazione per estrarre dei profumi e un colore a dir poco affascinanti. Narciso e rosa tea, infuso di camomilla, rosmarino e salvia, per un naso accattivante e seduttivo: in bocca esplode con un gioco di mineralità e acidità, ma dal finale di miele di carrubo e prugna gialla mirabelle. Da giocarci per scoprire l'abbinamento ideale.
Per la categoria "noti ai più" sezione: saudade siciliana
Az. Agr. Guccione - Arturo di Lanzeria Perricone 2009 - Francesco Guccione ha gli occhi blu e sorride, ma non è questa la ragione per cui il suo banchetto era sempre attorniato di persone. E non è nemmeno perché è un produttore siciliano che ha tra le sue etichette il trebbiano (non vi dico la reazione post-lettura di un simpaticissimo avventore romagnolo). Il motivo è che Francesco di quel trebbiano ti racconta la storia e ti dice che quelle viti hanno trovato dimora in terra siciliana a metà del millennio scorso, come è riportato in alcuni scritti del tempo. Francesco ha un tono pacato e rasserenante mentre risponde (alludendo di chiedere meglio al fratello Manfredi) ad una informazione commerciale dicendo "non so, io sto in campagna" frase a cui tu reagisci con un luminoso brillare di occhi. Il perricone è terroso e marino insieme: terra asciugata dal sole, note di cappero e acciuga, una cascata di frutta rossa matura condita inusualmente con il sale. Sinuoso il tannino ricco che accompagna il finale del sorso. Intenso e avvolgente sorso di una Sicilia fotografata ancora estiva.
Per la categoria "ancora da scoprire" sezione: ambientarsi (ovvero subito dopo Fornovo parto per il Chianti Classico)
La porta di Vertine - Chianti Classico Riserva 2008 - Giacomo Mastretta ha gli occhiali stilosi ma la faccia simpatica, è quindi facile importunarlo chiedendogli di raccontarci (ero con D'Uffizi in quel momento) quello che non avrebbe detto a nessun'altro in quella giornata, una sorta di B-side della classica promo da banchetto. Così si scopre che lui in realtà è partito dal Piemonte, è stato in Nuova Zelanda e poi è appordato in Toscana, in questa azienda abbastanza recente dove è diventato custode delle viti di sangiovese sulle colline del chianti nei vigneti di Gaiole di proprietà di Dan ed Ellen Lugosch, coppia americana che si è innamorata di queste terre e ha deciso di recuperare i vecchi vigneti ormai quasi abbandonati. Sono storie che fa piacere sentire, considerato il potenziale di una terra che è stata sfruttata negli "anni dell'uva a peso d'oro" e poi a volte abbandonata ad un meno roseo destino "nel tempo della crisi". La riserva 08 arriva al calice con elegante sobrietà: una nota di geranio a tratteggiare i profumi floreali insieme alle violette, la terra lievemente bagnata e la frutta dell'amarena con una grattugiata di radice di liquirizia, ad allungarsi in un finale lungo e teso dalla freschezza piacevolissima e quasi dissetante.
Per la categoria ibrida "noti ai più" e "aficionados" sezione: mi piace vincere facile
Dario Prinčič - Ribolla gialla 2007 - Dario Princic è un uomo affascinante, ma ancora di più lo sono i suoi vini, che in realtà hanno preso da lui un sacco di qualità. Innanzitutto sono autentici, e poco importa se appaiono a volte dalla personalità complessa. Come lui sanno sorridere di un sorriso solare, come il tocai, e poi sanno essere interessanti e intriganti, come il Bianco trebez (chardonnay, sauvignon e pinot grigio). Ma quando impari a conoscerlo arrivi li, alla Ribolla Gialla, che più che un vino è un epigono, dalla schietta complessità , finezza e ricchezza, acume e carezza. Gli aromi sono netti e vitali, un frutto di susina gialla sugoso, con le lievi note di infusione di petali profumati e the bianco, la grazia e la lama tra le note speziate di zenzero grattugiato e le scorze dell'arancia gialla. Teso e tonico l'assaggio di un calice che emoziona grandemente ogni volta, nonostante sia l'ennesima.
Per la categoria decisamente "aficionados" sezione: io adoro questo vino quindi, sì, sono di parte
Bressan Mastri Vinai - Schioppettino 2006 - Fulvio Bressan dovrebbe essere patrimonio dell'Unesco. Lui e il ciondolo d'argento di Mazinga che porta attaccato al collo e che è una sorta di simbolo di appartenenza ad specie di "confraternita" di amici, che io mi immagino come un gruppo di boy-scout appassionati di rally che si trovano a fumare e cuocere carne vicino al camino nelle fredde notti goriziane. Lo schioppettino è come lui. È un vino che ti arriva addosso quando meno te lo aspetti, con una carica potentissima ma estremamente gentile, come quando Fulvio fa per salutarti, che tu ti aspetti che ti stritoli e invece lui si prodiga in un affettuoso abbraccio. Lo schioppettino è puro pepe, tanto che lo abbiamo scoperto come parametro nella degustazione "a caccia del Rotundone" (raccontato qui su AdG). Ma in realtà è anche molto di più: è un vino infinito, da farci l'aerosol nel calice vuoto dopo l'ultimo sorso. Frutta scura di mirtillo e un bouquet in trasparenza di quei fiori che si regalavano da piccoli alla festa della mamma ma non ti ricordi come si chiamano, con la fragranza che invadeva la stanza. Balsamico e intenso, eucalipto e tannini che fanno l'effetto della propoli, un misto di senso di benessere e scossa elettrica. Dice Fulvio "sicuramente può farti passare il mal di gola": io gli credo, ne prendo un altro pochino e vado a godermelo in un angolo più quieto, mentre a Fornovo arriva la sera.