Attualità

Guida guida delle mie brame chi è il più premiato del reame?

pubblicata il 15.12.2011

Annoso ed annuale è il tema delle guide del vino, risollevato agli onori della cronaca dallo zelante Guido Ricciarelli del Touring Club, che come ogni anno ha convocato i colleghi guidaioli a Firenze per l’ormai consueto rendez vous di confronto  di “Quelli che…le guide”. Obiettivo dei convenuti è confrontarsi in qualità di rappresentanti delle maggiori pubblicazioni in tema vinicolo, presentando le principali peculiarità che differenziano il loro “tomo” dagli altri e soprattutto, verificando le analogie e quindi eleggendo la batteria di bottiglie che sono protagoniste del momento più atteso della serata, ovvero la degustazione delle etichette emerse come vini top dell’anno incrociando i premiati delle singole edizioni. Al di là dell'ironica citazione di Antonio Albanese su quanto “devono essere sole queste persone” per doversi mettere a incrociare dati e premi facendo comparazioni esoteriche tra grappoli, bicchieri, punteggi, chiocciole, stelle, monete e bottiglie che se ci mettiamo pure il fiaschetto e il fungo sembrano i segnaposto di un Monopoli sovraffollato, personalmente devo essere sincera che ho apprezzato molto lo sforzo di sintesi. Trovo infatti che mettere ad un tavolo gli autori o collaboratori significativi delle guide che, specie nella versione “regalo natalizio last minute per enoappassionato”, di solito prendono polvere intonse nelle librerie, sia un esercizio interessante innanzitutto per capire dove i guidaioli vogliono andare a parare in tema di identità e approccio al mondo-vino. C’è infatti chi come Slow food punta più su una visione olistica della cantina, o chi come il Gambero Rosso con approccio conservatore punta ad una descrizione sintetica ma esauriente della produzione, o chi è ancora più stringato ma con in evidenza i “must have” come l’Espresso, o la versione tascabile della Guida ai migliori Vini d’Italia o la storica Vinibuoni d'italia del Touring, o ancora la prosa articolata della guida Veronelli o infine l’approccio da descrittori di Duemilavini Bibenda AIS (IMHO con l’abominio 2012 del non presentare il logo delle aziende in versione grafica ma solo testo). La mia idea è che le guide sono belle, nonostante pregi e difetti della carta e superefficienti versioni App. Ma fino ad un certo punto. Mi sembra superfluo riscrivere ogni anno la storia di un’azienda a meno che la sua esistenza si stata stravolta, specie con la velocità con cui la rete arriva a proiettare le degustazioni online rendendo accessibili informazioni  relative all’andamento della vendemmia o dell’ultima annata prodotta. Inoltre credo che certe cantine storiche non dovrebbero più essere giudicabili: mi spiegate il senso di un punto in più o in meno ad un vino che ogni anno è abbondantemente sopra ai 90? Non credo che (per fare un paragone d’oltralpe) Château Margaux aspetti l’uscita della Grand Guide Des Vins Bettane-Dessauve per posizionarsi sul mercato, anche se i premi fanno sempre molto piacere perchè sono un riconoscimento spesso al duro lavoro che è stato fatto per raggiungere l'eccellenza. Penso che se dovessi inventare il mio modello ideale di guida, mi ispirerei all'enciclopedia della Treccani di quando ero piccola. Non più una guida annuale, ma un’enciclopedia base delle aziende consolidate da una storia pluridecennale, con le note relative alla tipologia di produzione, una descrizione delle annate storiche veramente eccellenti e poi una piccola appendice annuale sull’andamento dell’annata e le eventuali novità. Il resto delle guide le terrei dedicando più spazio a capire meglio le realtà più piccole, nuove o semisconosciute. Forse se su 7 guide alla fine c'è una sovrapposizione del 50% di consolidato, vuol dire che quelle sono cantine quasi ingiudicabili, e di esse forse mi interessa solo sapere se nell’ambito della qualità alta che do per scontata, l’annata si è particolarmente distinta. E poi, come ha detto umilmente Salvioni - il cui Brunello è stato l’unico vino premiato da tutte le guide - in risposta ad un intervento dalla platea, c’è chi fa il suo vino anche senza aspettare con trepidazione l’uscita della guida, perché premio o non premio - nonostante la soddisfazione personale - le scelte filosofiche agronomiche ed enologiche dell’azienda non variano sull’umore del mercato ma sono lo specchio sincero di un terroir. Io se per quello conosco chi il vino alle guide non lo manda nemmeno, eppure pare che incredibilmente venda lo stesso, magari con una pettinata meno all’ego. Misteri della fede.

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