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Hai più pensato a quel progetto di esportare la Piadina Romagnola?

pubblicata il 22.01.2013

I marchi di tutela in campo agroalimentare sono nati per dare garanzie al consumatore e certificare provenienza e processi di lavorazione di un prodotto. Il più famoso è la DOP (Denominazione di Origine Protetta), ma spesso troviamo anche prodotti IGP (Indicazione Geografica Protetta). La differenza? I prodotti IGP differiscono da quelli DOP principalmente perché è sufficiente che almeno una fase del processo produttivo avvenga all’interno dell’area specificata. L'iter per il suo riconoscimento è lungo e alle volte tortuoso, e passa attraverso l'identificazione di un disciplinare di produzione, il riconoscimento da parte dell'Italia, nello specifico da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, e successivamente un passaggio attraverso la Commissione dell'Unione Europea. Bene, anche la Piadina Romagnola ora è tutelata dall'IGP. Almeno in Italia, perché è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto che istituisce la protezione nazionale transitoria della Piadina - o Piada - Romagnola. Il disciplinare prevede l'utilizzo di farina di grano tenero, acqua, sale, grassi (strutto, olio d'oliva, olio extravergine d'oliva) ed alcuni ingredienti opzionali: carbonato acido di sodio, difosfato disodico, amido di mais o frumento, ossia gli agenti lievitanti. Proibiti invece conservanti, aromi e/o altri additivi. La Piadina romagnola IGP si potrà trovare in commercio in due varianti: quella più diffusa a livello regionale, più piccola, spessa, compatta, rigida e friabile, e quella alla riminese, di dimensioni maggiori, più sottile, morbida e flessibile. La zona di produzione comprende le provincie di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Il disciplinare prevede inoltre che se almeno tre fasi di lavorazione avvengano manualmente, e in assenza di confezione chiusa, la Piadina Romagnola possa fregiarsi della dizione aggiuntiva “lavorazione manuale tradizionale”. La Piadina Romagnola affonda le sue radici nella storia di questa regione. Un tempo surrogato più o meno povero del pane, fu solo nell'immediato dopoguerra che la piada divenne cibo di consumo comune. Ne era ghiotto anche Giovanni Pascoli, che se le faceva preparare dalla sorella Maria. Fu proprio il poeta romagnolo a italianizzare il termine locale "piè" facendolo diventare piada. L'importanza oggi di questo disco di farina oggi va ben al di là dei confini regionali, e alle volte anche italiani. Per questo il riconoscimento a livello italiano è importante per la sua salvaguardia e tutela. Noi la nostra parte l'abbiamo fatta, ora tocca all'Unione Europea. Attendiamo fiduciosi. Immagine: Flickr

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