Attualità

I piccoli frutti del bosco

pubblicata il 10.07.2013

Le vacanze, per chi non ha la fortuna di averle già fatte, sono dietro l'angolo.  E su questo gli italiani si dividono, come del resto in mille altre cose: c'è chi preferisce le dorate spiagge dei nostri mari e chi invece predilige la frescura del bosco e della montagna. Questione di gusti, ma anche di routine, visto che un buon 50% dei nostri connazionali è abitudinario e torna ogni anno nello stesso posto, specialmente nelle località montane. Nella maggior parte dei casi l'amante della montagna parte da casa con degli obiettivi, molti dei quali legati al mondo della tavola: alcuni vanno a pescare nelle acque alpine, altri si muniscono di cestelli e vanno alla ricerca di funghi, altri ancora sperano di portare a casa una buona riserva di frutti di bosco per l'inverno, da sacrificare su gelati, crostate e preparazioni salate. Perché questi piccoli concentrati di gusto sono talmente versatili che passano agevolmente dalle preparazioni dolci a quelle salate, grazie soprattutto all'acidità che in maniera maggiore o minore li contraddistingue. Il periodo è quello giusto. I frutti di bosco infatti maturano quasi tutti indicativamente tra luglio e settembre con due eccezioni: la fragolina che arriva un po' prima, tra maggio e giugno, e la mora, che invece è più tardiva, maturando fra la fine di agosto e i primi di ottobre. Con la stagione in corso questi sono dati assolutamente indicativi, tanto che è ancora possibile trovare fragoline in questi giorni. I frutti di bosco ci permettono di fare un pieno di vitamina C oltre che di flavonoidi, di cui sono tutti molto ricchi. Sono inoltre tutti tonici, diuretici e disintossicanti. Ma sono soprattutto antiossidanti, grazie alla loro azione sui radicali liberi che rallenta l'invecchiamento cellulare. E poi ancora: nutrienti, astringenti, rinfrescanti e utili a riequilibrare le funzioni dell'intestino. Quelli che troviamo in commercio vengono nella maggior parte dei casi coltivati, vista la crescente richiesta nel nostro paese. La superficie interessata è di circa 350 ettari, per un produzione totale di circa 3.000 tonnellate, che non soddisfa però la domanda interna. Ne dobbiamo allora importare dagli stati vicini (Francia, Germania, Polonia e Austria soprattutto) circa 10.000 tonnellate, di cui 250 di prodotto fresco. Normalmente si tratta di specie rustiche, facili da coltivare e che danno notevoli soddisfazioni anche all'hobbista. Partiamo con la fragolina di bosco, la Fragaria vesca, che è presente fino ai 1500 metri di altitudine. Si tratta di una pianta erbacea perenne che si propaga grazie all'emissione di stoloni, con un fusto molto corto normalmente interrato detto rizoma. È sicuramente la più facile da riconoscere, vista la stretta parentela con la fragola che siamo abituati a trovare nei banchi dell'ortofrutta. Cercatela nei boschi, nelle boscaglie e anche nei prati di tutta Italia. Il frutto è piccolo, ma rappresenta un vero concentrato di sapore. Il rovo, Rubus ulmifolius, da cui si raccolgono le more è un arbusto molto vigoroso, che ogni anno emette polloni che arrivano anche 5 metri di lunghezza. Vive ai margini del bosco, nelle siepi e anche nel sottobosco, anche se non sopporta un ombreggiamento eccessivo. Dal punto di vista botanico è una pianta molto difficile: grazia alla sua facilità di ibridazione e alla sua elevata capacità di riproduzione vegetativa se ne contano in natura più di 2000 varietà. Secondo la tradizione non si mangiano le more dopo il 29 settembre, giorno di San Michele, perché il diavolo ci sputa sopra. La realtà è che in quel periodo dell'anno le more diventano molle e poco gustose. Il lampone, Rubus idaeus, cresce spontaneo nei boschi oppure, nelle zone montane, in aree recentemente disboscate. È da sempre molto ricercato per la produzione di marmellate e sciroppi, ma anche perché viene utilizzato in farmacopea per coprire il gusto sgradevole di alcuni farmaci. Si presenta come un piccolo arbusto cespuglioso, che può arrivare a vivere anche fino ai 1800 metri di altitudine. Il nome scientifico deriva dal latino ruber, cioè rosso, mentre l'aggettivo specifico idaeus si riferisce al monte Ida, vicino all'antica città di Troia, dove cresceva rigoglioso secondo Plinio il Vecchio. Il frutto è composto da tante piccole drupeole che circondano il seme e che a maturità si staccano lasciando sulla pianta il residuo del ricettacolo del fiore. I mirtilli, Vaccinium myrtillus, si spingono molto in alto, tanto da superare il limite degli alberi, dove formano ampie brughiere assieme al cosiddetto mirtillo delle paludi. Si trovano nelle Alpi e nell'Appennino settentrionale, dove sono molto importanti per il ciclo di vita degli animali. In primavera i fiori forniscono nettare per diverse specie di insetti, le foglie sono un ottimo nutrimento per diverse larve di farfalla, mentre in autunno i frutti diventano cibo per gli uccelli. Noi preferiamo usarli su torte, coppe di gelato o li utilizziamo per golose marmellate, inconsapevoli di fare un grosso favore alla nostra circolazione. Il ribes rosso, Ribes rubrum, è un arbusto che arriva a superare il metro d'altezza. Cresce spontaneo nei boschi e nei cespuglieti umidi, in Italia del nord e in quella centrale. I frutti sono delle piccole bacche di colore rosso acceso riunite in grappoli, dal gusto piacevolmente acidulo. Perfetto per controbilanciare la dolcezza di un gelato, trova la sua massima espressione in combinazione con gli altri frutti di bosco, anche se viene utilizzato in purezza per la preparazione di un'ottima marmellata. Non vi resta che armarvi di pedule, bastone, cestelli e tanta pazienza. Il bosco con tutti i suoi frutti è lì che vi aspetta.

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