Attualità

I vini che nascono nel mare

pubblicata il 11.12.2012

Gli spumanti non sono tutti uguali. Molto dipende dal metodo di produzione utilizzato per trasformare il vino in un liquido spumeggiante. C'è il metodo Martinotti o Charmat, che prevede la permanenza del vino in grandi autoclavi in grado di velocizzare la seconda fermentazione e la formazione delle bollicine. Penso di schiarirvi le idee se vi dico: Prosecco. Esiste poi il metodo Classico, o Champenoise, in cui invece la rifermentazione del vino avviene in bottiglia, con tempi di attesa più lunghi, ma risultati normalmente più eleganti e complessi. Qui l'esempio più calzante è: Champagne. Per produrre lo spumante metodo classico servono spazio, dove accatastare le bottiglie, e tempo, quello necessario affinché il contatto fra il liquido e i lieviti porti alla formazione di un vino con il grado di complessità voluto e desiderato dal produttore. Le soste sui lieviti variano molto, potendo passare dai 18 mesi ai dieci anni e più, anche se la media si aggira attorno ai 3-4 anni. Ma seve anche un microclima adatto, che eviti eccessivi sbalzi termici, e una buona protezione dalla luce. C'è un luogo in cui tempo e spazio sembrano non mancare: il mare. Per questo circa 10 anni fa Pier Luigi Lugano, titolare dell’azienda Bisson, decide di utilizzare proprio il mare per creare un nuovo spumante, che chiama Abissi. 6500 bottiglie vengono messe a rifermentare a 60 metri di profondità nella cala degli Inglesi, proprio nel cuore del Parco Marino di Portofino, da cui riemergono dopo 18 mesi di maturazione, giusto in tempo per le festività. Diverso il discorso per Lagunare: un vino, al momento solo rosso, nato dalla richiesta di una figlia al padre, Alessandro Corbo. Il vino è della produttrice Ornella Molon e viene lasciato invecchiare per sei mesi all'interno di barrique immerse nella laguna veneta di Caorle, in balia delle maree. Qui, grazie alla porosità del legno, assorbe profumi e gusti salmastri. Gli ultimi arrivati sono invece i quattro vini della Tenuta del Paguro: il Merlot Homarus, il Cabernet Nephrops, il Sangiovese Pagurus e lo Squilla Mantis, da uve Albana. Riposano per 12 mesi fra i 20 e i 30 metri di profondità nel relitto di una piattaforma per l’estrazione di gas metano affondata una notte di settembre di 50 anni fa, che prende il nome proprio di Paguro. Vengono venduti in un cofanetto di pino marittimo con un coperchio che ricorda molto da vicino il ferro arrugginito del relitto, arricchito da un dvd con un filmato che illustra tutta l'operazione. Il primo lotto di bottiglie ripescate dalle profondità è già andato esaurito. Per le prossime bisognerà aspettare la primavera. Immagine Bisson Vini  

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