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Il futuro di Tassoni, tra social, cocktail e la cedrata spiegata agli australiani

pubblicata il 26.11.2024

Lo storico marchio italiano, rilevato nel 2021 dal Gruppo Lunelli, è cambiato pur rimanendo fedele alle tradizioni, con nuovi prodotti, una nuova immagine e una strategia più al passo con i tempi. Intervista all’amministratore delegato Simone Masè

Il problema è che “prima gliela dobbiamo fare conoscere, perché non sanno proprio cosa sia: in Australia ho dovuto spiegare che cos'è una cedrata, gliel’ho fatta assaggiare e finalmente hanno capito quanto è buona”. E dopo che l’hanno capito si può iniziare a venderla. Che è un problema che in Italia non c’è, perché qui da noi il marchio Tassoni “è davvero un love brand, un marchio che amiamo, che fa parte della storia del nostro Paese”.

Che un po’ è merito di Mina e del suo celebre spot, un po’ della nostalgia per un periodo spensierato che forse non c’è più ma soprattutto è merito di prodotti che funzionano. E che una volta che li assaggi, piacciono.

Le parole sono di Simone Masè, CEO di Tassoni e direttore generale del Gruppo Lunelli, con cui abbiamo chiacchierato dell’acquisizione della storica azienda da parte di Lunelli (avvenuta nel 2021, la raccontammo qui), di che cosa è cambiato da allora, dei nuovi prodotti, del ruolo dei social e appunto delle prospettive sui mercati esteri per questo marchio che ha oltre 230 anni di storia.

Bitter, Ginger Ale e tonica: i nuovi prodotti

“Quando ci si è presentata l'opportunità di portare a termine questa operazione abbiamo capito che Tassoni sarebbe stata perfetta per completare il nostro portafoglio di prodotti, che era un tassello che si sarebbe inserito perfettamente nel nostro puzzle”, ci ha spiegato Masè, ricordandoci anche che “in questi 3 anni sono successe tantissime cose: abbiamo riposizionato il brand, mantenendo tutto ciò che di buono era stato fatto nei decenni precedenti”, aggiungendo alcune nuove bevande ed eliminandone altre che funzionavano meno bene.

Non dev’essere stato un compito facile: “È un lavoro di equilibrismo fra il selezionare i prodotti che costruiscono il DNA della marca e la necessità di capire le cose che hanno bisogno di essere attualizzate”. Lo scopo, come si capisce, è duplice: “Continuare a fidelizzare e non scontentare chi è già cliente ma anche reclutare nuovi clienti, attirare nuovi consumatori”.

Sembra che stia funzionando: “Le analisi di mercato ci dicono che le scelte che abbiamo fatto non hanno scontentato chi beveva Tassoni e continua a berla e hanno invece attirato molte persone che per vari motivi non erano mai entrate in contatto con il brand”, ci ha detto Masè.

Riconoscendo che “Tassoni ha in Italia un vantaggio di fondo, il fatto di essere conosciuta praticamente da tutti nella fascia di età over 30”. Sugli altri, sui più giovani, “c’era e c'è da fare un lavoro un po' più importante”. Che si è concretizzato sia in nuove confezioni e bottiglie sia in una diversa strategia di comunicazione (ne parliamo più sotto), sia nell’aggiunta di nuovi prodotti.

Quali? “Fra i tanti, citerei la Ginger Beer e la Ginger Ale, bevande che magari 10-15 anni fa nessuno sapeva che esistessero ma che oggi devono esserci all'interno della proposta di un'azienda come la nostra”. Così come le acque toniche, che in effetti Tassoni adesso ha a catalogo anche perché rientrano perfettamente in un trend attualissimo: “È vero che è una bevanda che è sempre esistita, però negli ultimi anni ha conosciuto un rilancio incredibile anche grazie ai cocktail”.

Che è un campo in cui l’azienda è entrata con decisione: “Abbiamo scelto di puntare anche sulla cosiddetta mixologia creando un nostro gin che, proprio insieme con le nostre acque toniche e le cedrate, potesse soddisfare la domanda ed essere usato per i cocktail”. Inseme con il Bitter del Lago, che è un’altra novità della gamma Tassoni, già nato e pensato per dare vita a un cocktail chiamato Bitter Tass.

L’importanza dei social

Come detto, una parte importante della nuova strategia di riposizionamento si gioca sulla comunicazione, tema delicato per un’azienda che in passato ne ha fatta tanta e l’ha fatta bene, e soprattutto sui social: “Sono imprescindibili, specialmente se si vuole stare al passo con i tempi e se si vuole parlare a un determinato target, quello dei nativi digitali o di chi comunque è avvezzo a questo tipo di linguaggio”, ci ha confermato Masè.

Facendoci notare come, per quanto rimodernata, l’immagine di Tassoni abbia mantenuto i suoi punti fermi dal punto di vista iconografico: “La tradizione della marca sta pure nei suoi colori, il giallo e il verde, che vengono mantenuti anche quando comunichiamo sui social”. Allo stesso modo, “abbiamo deciso di mantenere la stessa musica (con la voce inconfondibile di Mina, ndr), che consideriamo essere una pietra miliare del percorso dell'evoluzione di Tassoni”. Un concetto che è evidente, per esempio, nei post fatti su Instagram e dedicati alla cedrata.

La piattaforma fotografica di Meta sembra essere al momento la preferita dall’azienda, che può contare su quasi 20mila follower e invece non è al momento presente su TikTok. Anche se in qualche modo è presente, visti i tanti post che la citano e i profili non ufficiali sul social di ByteDance: “Non è un canale che utilizziamo, perché abbiamo deciso di focalizzare i nostri investimenti altrove - ci ha chiarito Masè - Ma apprezziamo le iniziative estemporanee che nascono grazie ai tanti amanti del brand che diventano un po’ nostri ambasciatori”. Che in qualche modo si affiancano a quelli ufficiali, come i noti bartender Patrick Pistolesi o Bruno Vanzan (noi con lui abbiamo fatto il libro Il Bicchiere d’Argento Cocktail), “con cui noi collaboriamo su vari progetti e su alcune delle nostre linee di prodotto”.

I progetti per il futuro

Ripercorrendo brevemente gli ultimi anni di Tassoni con l’amministratore delegato dell’azienda ci è tornata in mente una frase che Matteo Lunelli (recentemente nominato Cavaliere del Lavoro dal presidente Mattarella) disse sull’intenzione di “aumentare la presenza di Tassoni sui mercati internazionali”.

È quando abbiamo chiesto come stia andando da questo punto di vista che Masè ci ha fatto l’esempio di Paesi lontani in cui la cedrata dev’essere raccontata prima di essere apprezzata, come appunto l’Australia e anche la Nuova Zelanda: “Il percorso per costruire un nostro spazio all'estero è un percorso che richiede tempo. All'estero il marchio è molto conosciuto, ma soprattutto da italiani di seconda o terza generazione, e da quelli partiamo per allargare la nostra platea”.

Oggi Tassoni è presente (giusto per fare qualche esempio) negli Stati Uniti e nel Regno Unito, negli Emirati Arabi, in Giappone e a Singapore, non solo nei ristoranti ma anche nei supermercati: “Siamo nei punti vendita un po’ più esclusivi e ricercati e stiamo in effetti riscontrando un’ottima accoglienza sia negli Emirati sia in Oriente, nonostante che siano non solo fisicamente ma anche culturalmente molto distanti da noi, dall’Europa, dalle nostre tradizioni”, ci ha raccontato Masè.

I numeri sono ancora piccoli, nel senso che in termini di fatturato “siamo ancora a percentuali che purtroppo non raggiungono la doppia cifra, dunque stiamo ancora sotto al 10%”, ma “i primi risultati iniziano ad arrivare” e l'intenzione di crescere all’estero decisamente c'è.

Sia con l’arrivo di altri nuovi prodotti già a partire dal 2025, fra gli spirits e anche in ambito soft drink, sia facendo capire a quelli che stanno dall’altra parte del mondo quanto sia buona la cedrata. E quanto sia bella la voce di Mina, anche.

La redazione

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