Attualità

Il giro del mondo in 52 lavori

pubblicata il 23.05.2013

Alex Nazaruk ha 25 anni. Originario dello Yorkshire, da un po' di tempo vive a Londra. Si è laureato a Oxford, ma ama cucinare. È un cuoco autodidatta, si diverte a fare il critico gastronomico e ama la birra. Dopo la laurea ha iniziato a mantenersi facendo qualche lavoretto nell'industria dell'agroalimentare, in particolare quella del the: prima da Teapigs, poi da London Tea. Un ragazzo come tanti, vien da dire, ma con un sogno nel cassetto: fare il giro del mondo. Girare il globo terrestre è una cosa che affascina da sempre l'uomo. C'è chi lo fa per scommessa, come Phileas Fogg nel famoso romanzo di Jules Verne, e chi lo fa per passione. Come l'australiano James Scarcebrook, incontrato e intervistato da Jacopo Cossater nel corso del suo "A Sud di nessun Nord", tour enoico del sud italia. Scarcebrook è partito dall'Australia per fare un lungo viaggio per cantine della durata di 16 mesi, andando a toccare tutte le più famose zone produttrici vitivinicole del mondo. Anche quella di James è una storia di passioni, ma vissuta dal di dentro, dall'altro lato della barricata. Il progetto non è infatti il classico tour da turista o viaggiatore, ma quello di girare tutto il mondo in 52 settimane e 52 lavori legati al mondo del cibo. La prima tappa è già pronta, ed è vicinissima a casa: una settimana di lavoro da apprendista alla Thornbridge Brewery. E poi via, verso est, e verso nuovi lavori, alcuni da trovare, altri già fissati: cucinare nei ristoranti, servire da mangiare in un tempio Sikh a Delhi, raccogliere caffè in Brasile o foglie di the in Cina. Un'avventura lunga un anno, tutta da seguire sul sito Foodish Boy, o su twitter, dove Alex riporterà le sue esperienze e impressioni di viaggio. Il tour prevede tappe in molte delle  più importanti città del mondo: New York, San Francisco, Los Angeles, Mexico City, Lima, Rio, Buenos Aires, Santiago, Sydney, Tokyo, Pechino, Bangkok, New Delhi, solo per fare alcuni nomi. Un po' tralasciata la cara, vecchia Europa. Ma se Alex decidesse di fare un salto in Italia lo accoglieremmo a braccia aperte.

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