“Non chiamateli muffin se hanno le verdure!”, “Non chiamatele lasagne se sono dolci!”, “Non chiamatelo tiramisù se non è tradizionale e ha la frutta”, “Non...
In Italia si chiama maggiordomo, nel resto del mondo Butler: la differenza linguistica sembra evocare terminazioni nervose opposte, una figura grigia e china a spolverare l’argenteria nel primo caso, dinamica e pure un po’ pr nel secondo. Il lavoro del maggiordomo, per come lo immaginiamo, è solo il gradino più alto del collaboratore domestico, diviso tra le pulizie di casa e l’accoglienza degli ospiti (sì, proprio come quel Geoffrey). La verità è che il maggiordomo è una professione più complessa, molto richiesta e che interessa anche l’appassionato che prova a pagare il mutuo con il suo diploma in formaggiologia. Sono molte le competenze richieste in ambito food, così tante da rendere il maggiordomo uno dei più naturali sbocchi professionali del gourmet. Il maggiordomo può lavorare in una casa di lusso, in maniera stabile o per eventi speciali, ma “i luoghi in cui un ottimo butler può inserirsi sono vari ed in ogni angolo del mondo: dalle navi che solcano oceani alle barche a vela, dai castelli alle dimore storiche, dalle ville alle case private, dagli hotels alle vacanze e per ogni giorno.”.
_ Saper cucinare: sebbene non tutti i clienti richiedano che voi conosciate la perfetta cottura della faraona, la competenza e la passione per la cucina costituiscono un pregio e un punto sorriso nel cv. _ Conoscere i luoghi più estremi per lo shopping gastronomico: se il vostro cliente necessita di regali unici, è utile saper dove reperire dei prodotti originali per lui e i suoi ospiti. Quella bottega che vendeva olive peruviane farcite da un contadino vietnamita con cavallo australiano ora potrà tornarvi utile. _ Avere competenza sui vini: senza dover assemblare da zero una cantina con cinquanta annate e quattordici nazioni, è probabile che vi troviate almeno a gestire gli abbinamenti vino e cibo in una importante serata.
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