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Il Sabato del Villaggio | La prossima volta voglio essere io la Parodi!

pubblicata il 14.05.2011

Ma chi ce lo fa fare? Di ascoltare musica alternativa che ti guardano come se avessi un ragno giallo, verde e rosso con quarantamila zampe in fronte: quelle cose di artisti berberi trapiantati a Soho, registrati dal vivo su piastre analogiche e processati al pro-tool, poi distribuiti solo su canali indipendenti. Loro ascoltano la Pausini e Biagio Antonacci e sono felici. Ma chi ce lo fa fare? Di vedere film macedoni girati con macchine da presa a mano, in lingua originale e con i sottotitoli, con spezzoni di pellicola di seconda mano virati a temperatura di colore diversa. Loro guardano Muccino, e sono felici. Ma chi ce lo fa fare? Di bere questi vini ottenuti dalla pigiatura podalica di mezz'ettaro di Spolverino Bianco, un vitigno di origine fenicia clonato dagli Uzbechi e riprodotto da testi aramaici; fermentati in vasche di terracotta essicata al sole e mai sfiorate dal getto dell'acqua. Loro bevono bianchi fruttati perchè "piacciono alle donne", e sono felici. Ma chi ce lo fa fare? Di andare a cercare quelle Tavole impervie, dove cuochi misogini cucinano solo piatti di bacche e radici amare, facendosi spedire da tutto il mondo piccioni da mezzo chilo, agnelli da mezzo chilo, capibara da mezzo chilo. Loro mangiano prodotti a chilometri zero nella trattoria dove si mangia come a casa, e sono felici. Ma chi ce lo fa fare? Di scrivere con la foja di un Lanzichenecco alle porte di Roma e con il puntiglio di un ragioniere dell'Ufficio Imposte Dirette; di consumarci gli occhi a cercare l'esatto punto di bianco per quella carne di branzino d'amo, di vedere la giusta provenienza di quel ravanello? Loro leggono la Parodi, e sono felici. La prossima volta voglio essere felice anche io.

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