Attualità

Il Sabato del Villaggio | 'ncoppa jamme jà vinitalì vinitalà

pubblicata il 09.04.2011

Nel mondo dell'enogastronomia italiana in questi giorni si sentono solo due domande due: la prima, "A cosa serve il Vinitaly?" e la seconda "Vai al Vinitaly?" Sono stato la prima volta nella mia ormai non più breve vita alla mitologica Fiera l'anno scorso, che soffro di una forma quasi fobica di insofferenza per i luoghi enormemente affollati, le code, le calche umane, le inevitabili sopraffazioni che uno spirto gentile come me subisce in tali nefande condizioni ad opera di energumeni di ogni genere. Invece, mi sono trovato di fronte ad una vera e propria prova di sopravvivenza: un'ordalia cosmica in cui vieni catapultato in un enorme macinapepe che tutto mischia e tutto confonde. Ma è stato bellissimo. Ho trovato una manifestazione vitale, con l'adrenalina della relazione sparata a mezz'aria dentro e fuori del bicchiere. I protagonisti dell'industria vinicola - di quello di tratta - mescolati agli operatori, come raramente accade nelle fiere di settore. Mi figuro Marchionne allo stand della FIAT del salone di Ginevra a parlare con me di cosa ne penso del Freemont. E invece eccoli lì: milionisti di bottiglie a fianco dei produttori di nicchia, assaggiatori a fianco degli enologi. Bello. Certo, non tutto: ma l'occasione mi parve da non perdere. Non la perderò, e mi incammino verso l'ansia da parcheggio e le vesciche nei piedi, e dal sacro terrore della preservazione di un tassolo alcolemico al di sotto della soglia dell'arresto. Ma insomma, Jamm'. Poi l'anno che avrò più tempo vorrei capire anche le "Manifestazioni Collaterali" al Vinitaly: quelle che con termine che mi è inviso sono dedicate ai vinoveristi, e che mi accontenterei fossero "vini diversi". Però non ci sono stato, non ancora, e prima o poi dovrò colmare la laGuna.

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