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Il Sabato del Villaggio | Per una volta lasciarsi credere che se il lavoro non finisce mai non è una maledizione

pubblicata il 07.04.2012

Prima immagine: l'imprenditore nordestense, spiccatamente workaholic, avvolto in un turbine d'efficientismo, adrenalina, produttività e scaglie di cinismo Orario tutt'orologio, sempre su e giù da un'auto, un treno, un aereo. Sacrifica al lavoro tutto, in una bulimia di successo fama e denaro: famiglie tritate, relazioni masticate, amicizie sderenate, fortune guadagnate e poi buttate. Con il lavoro non ha un rapporto d'amore ma di possesso, di proprietà: di violenza, in qualche modo, per cui divora tutto quello che gira attorno. Seconda immagine: l'impiegato disimpegnato, preferibilmente centroitaliano ma anche no, che odia il suo lavoro per il quale si sente sottovalutato, sottopagato e sottoutilizzato, e attende solo il termine dell'orario per scappare: a prendere la bici, la canna da pesca, le scarpe da calcetto, il volontariato, il libro. I viaggi d'estate con Avventure nel Mondo perchè siamo turisti consapevoli, l'auto a metano perchè siamo consumatori consapevoli. La maledizione di dover lavore, per cui lavorare il meno possibile, senza mai porsi il problema che essere sottovalutato, sottopagato e sottoutilizzato potrebbe derivare proprio da questo. Terza immagine: l'uomo del venti-dodici. Che fa un lavoro che gli piace, ma che non è nè lo scopo nè l'obiettivo della sua vita: nè uno strumento di vendetta sociale, nè una trasposizione in prosa delle antiche prove di virilità. Lo fa senza curarsi troppo dell'orario, del giorno, della settimana. E' pronto a rispondere a sollecitazioni professionali 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana, annichilendo così la nozione stessa di tempo libero: ma non perché è schiavo del lavoro, ma perché ha annichilito pure la nozione di tempo "occupato". Lavoro, vita, e vita sociale si integrano nella galassia digitale, non si è mai off ma per scelta: e per piacere. Nessuna sofferenza, nessuna maledizione per la mail che arriva il sabato alle otto di sera, perchè porta un'opportunità, nessun odio per la telefonata alle dieci di sera, perché parte da un altro terminale always on. Più tempo impegnato per avere più tempo libero: perchè il tempo occupato non è sottratto ma è parte integrante delle attività ludiche, sportive, sociali. Non ha bisogno di dire "amo il mio lavoro" perchè il lavoro non è una persona e non si può amare, ma dice Faccio il mio lavoro e questo basta. Questo post è dedicato a cuochi e vignaiuoli, che questa cosa l'hanno capita nei secoli dei secoli.  

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