Attualità

Il Sabato del Villaggio | Piccolo Baedeker con note a margine per ristoratori distratti

pubblicata il 14.01.2012

Sono un uomo debole. Debole e pavido. Sono corruttibile, e il bello mi corrompe. Sono vulnerabile al talento all'abilità e al genio, e mi lascio arrotondare per tutt'altri motivi. Ecco, stigmatizzo e biasimo la disattenzione del ristoratore che presumendo che la piacevolezza dei suoi piatti sia l'unico elemento di valutazione della sua arte, dimentica che l'avventore, uno di noi, se ne va riportando anche altre impressioni. Allora, metti una sera a cena: una delle più piacevoli degli ultimi tempi. Per merito e per metodo, con vizi e frizzi attorno ai piatti principali, da godere forte. Metti un paio di piatti difficili da dimenticare; metti il resto che si fa ricordare; metti una traccia lieve e decisa, un tratto vigoroso ed etereo allo stesso tempo. Mi piace. Metti che nel ristorante ci siano solo menù degustazione, e che non ne hai voglia. Metti che ci sia scritto che ogni piatto può essere chiamato alla carta a 16 yuri, e che ne chiedi tre. Metti che lo chef dice, Naa, tre sono pochi, gliene faccio quattro che va meglio. Metti che te ne trovi nel conto settanta, che non fa nè 16 x 3 = 48, nè 16 x 4 = 64. Metti che tutto il bello della cena s'infonde del sapore di sale dell'inculatina e quasi dimenticherai che lo chef E' proprio bravo. Ma che distratto. Ma sono un uomo debole, e pavido. E la bellezza mi corrompe. E per questo non scrivo nè dove nè come, ma se il ristoratore mi legge, vorei che sapesse che stimo troppo il suo lavoro per ridurlo ad un episodio, ma che quell'episodio mi ricordo. E non m'è piaciuto.

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