Attualità

In cui si scava nel futuro d’un grappolo d’uva*

pubblicata il 16.09.2010

Druu camminava lungo il corridoio deserto, abituato a quell'orizzonte tondeggiante che segnava la vita degli abitanti delle Dodici Torri, i grandi cilindri che ruotavano intorno al pianeta in orbita stabile con i loro sistemi agricoli autosufficienti. I passi dell’Aspirante risuonavano sulla plastica biancazzurra del camminamento precisi e ritmati, mimetizzando il fremito d’emozione che gli scuoteva il petto e inumidiva i palmi delle mani. Oggi l’attendeva il verdetto definitivo del Conclave d'Olfazione che ogni cento rivoluzioni selezionava il migliore tra i vini prodotti nelle vigne , ma era ancora pieno di dubbi. Ogni Aspirante delle Dodici Torri sognava quel momento. Gli studenti imparavano a conoscere la macchina di sintesi, si esercitavano con le combinazioni, allenavano i sensi la memoria e la creatività inerpicandosi sulle architetture più ardite, alla ricerca della combinazione perfetta: quella che conteneva il maggior numero possibile di descrittori senza perdere in armonia. La giovinezza si consumava tra gli esperimenti, dalla formulazione dei componenti fino all’assaggio del liquido ambrato nell'ampolla dopo la formulazione. Ogni Aspirante studiava per venti rivoluzioni prima di poter presentare il suo primo vino al Conclave d’Olfazione. E solo dopo avere superato la prova poteva finalmente chiamarsi Weinmakt, creatore di vino, ed entrare finalmente a far parte della Classe delle Dodici Torri. Affrettò il passo, ma quando entrò nella grande sala a cupola il Conclave era già in seduta plenaria. L'Arcano Braunschweig torreggiava al centro del Coro, e osservava solennemente le tre ampolle selezionate per il Verdetto. Si diceva che l’Arcano avesse presieduto per più di cento volte il Conclave, e che avesse più di duecento rivoluzioni nelle ossa, che sapesse riconoscere più di mille aromi senza esitazione. Anche se l’intero Conclave era investito della decisione, era la sua parola che apriva la strada – o la chiudeva definitivamente – agli aspiranti. Druu era intimorito dalla grande sala, dall’immenso cielo, e dagli Arcani riuniti. Era sicuro di aver fatto un ottimo lavoro, seppur seguendo una strada originale e mai tentata prima. Sapeva che la sua ampolla conteneva qualcosa di straordinario, ma era anche consapevole di aver osato moltissimo per raggiungere quel risultato. Aveva infranto molte consuetudini, ed ora attendeva il Verdetto con l’ansia che si faceva gomitoli nel petto. Alla fine il vecchio si grattò la voce e disse “Dopo lunga e profonda indagine, gli Arcani hanno scelto queste tre ampolle. Gli aspiranti che hanno superato la selezione sono Slobo, della terza torre, il cui vino dichiara 114 descrittori, di cui 3 rari, tra cui “fienagione assolata” e “uovo di formiche rosse”. Trst, dalla sesta torre, ha prodotto un vino con 99 descrittori ma ben 11 rari, con il prezioso “temporale di primavera”. E infine Druu dell'undicesima torre. In più di cento Selezioni non ho mai trovato un’ampolla così… particolare. Gli Arcani hanno discusso a lungo, perchè non è stato possibile redigere una lista comune di descrittori codificati, né conteggiarli. Ogni arcano ne ha riconosciuti decine e decine, tutti diversi. E spesso in disaccordo tra loro”. Braunschweig fece un pausa pensosa, poi continuò. “Se dovessimo indicare un numero di descrittori per questo vino, dovremmo dire: infiniti”. L’arena rumoreggiò, mentre il brusio colava dalla volta tra le pieghe dell’eco. Quando il fermento s’acquetò l’Arcano proseguì. “Per questo gli Arcani hanno scelto l’ampolla di Druu per questo Conclave. Ma prima del Verdetto, a nome di tutti gli Arcani devo porre una domanda all’Apirante Druu dell’undicesima torre”. Il silenzio si fece nero e profondo, mentre Druu si alzava in piedi ed esalava un flebile assenso. “Duu, dell’undicesima Torre. Dimmi, cosa hai messo nel tuo vino...?” Druu annaspò respiri faticosi nell’aria infeltrita, che sapeva che quello era il momento di tutti momenti, che ora c’era un prima e ci sarebbe stato un dopo. Poi guardò dritto l’Arcano sul suo scranno e disse a voce chiara, “Uva, Arcano. Solamente uva”. *questo racconto è stato scritto per un concorso letterario a cui ho poi rinunciato. Qual pusillanime. Immagine: fantascienza.com,  opera di Franco Brambilla (courtesy).

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