Attualità

Itinerari | Bilbao e il Guggenheim

pubblicata il 20.08.2012

Adoni Aduritz, el jefe di Mugaritz, dice con fermezza: i paesi baschi oggi sono il meglio per mangiare, perchè hanno il massimo della cucina di vertice e il massimo della cucina popolare (i pinchòn pinchos). E poi la natura. Ha trascurato questa meraviglia che non è naturale, ma in qualche maniera prova ad esserlo: un edifizio che è quanto di meno immobile si possa immaginare. Perchè lo guardi e a tutto ti vien di pensare meno che ad una "casa", intesa come scatola con tetto e finestre. Il Gug è un capodoglio spiaggiato che si è incastrato dentro un vascello che stava trasformandosi in un dinosauro che voleva essere una armadillo. Il Gug è un groviglio di linee curve che si aggrappano alla luce per trovare una direzione. Il Gug è luce che dà sostanza alle forme, è forma che dà sostanza alla luce, è sostanza che dà forma alla luce. Sono andato la mattina di buon'ora, prendere la luce di blu di taglio del mattino, prima che arrivassero i torpedoni, i bragacortisti, i sandalisti, gli zainopelisti, quelli che siccome vanno a un museo devon mttersi lì in un angolo con gli occhiali scuri e un volumetto a tiratura limitata di un oscuro critico nihilista neoelandese. Ho avuto il tempo di girare attorno, sbirciare, traguardare. Ma per stavolta ho fatto come quelli che nei fumetti guardano solo le figure: l'ho guardato solo da fuori. NB.: nessun fotoshock ha sfiorato queste immagini.

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