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Itinerari | Passo del Furlo

pubblicata il 25.03.2013

Di lì passavano i nostri avi, quelli pelosi. Era l'unica sbrecciatura nella spina dorsale dei monti di quelle plaghe, per chi voleva andare sull'adriatico. Poi gli Etruschi pensarono che così com'era il greto del torrente era scomodo assai, e intagliarono una cengia nella roccia viva. Poi scavarono una galleria piccola: la Galleria Piccola del Furlo, un metro più dentro la panza della montagna.Ma si dovettero attendere i più grandi ingegneri della storia, i Romani, per avere una galleria degna. Tanto degna che tutt'ora ci passi attraverso con la vettura il pulmano eccetera.Poi l'invaso artificiale che alzò di molto il livello dell'acqua e coprì gli arditi contrafforti di sostruzione (la parola è scritta sui cartelli, e mi piace molto perché mi fa venire in mente qualcosa di odontotecnico) alti anche 20 metri. Mentre guardi giù a cercare le tracce, non dimenticare che in 20 metri ci sta un palazzo di 5 piani, con i comignoli e tutto. Poi la superstrada, e il Passo è diventato una curiosità pedonabile.Vai da quelle parti per affondare il naso tra i bismetiltiometani, quegli aromi inconfondibili che chiamano immediatamente alla memoria olfattiva i tartufi. Acqualagna è di là, e se arrivi dal mare puoi viziarti - ad esempio - all'Antico Furlo: una lezione sui tuberi sarà compresa nell'addizione, per sapere qualcosa sulle differenze tra Bianchetto, Nero Pregiato, Marzolino e Scorzone Estivo. Magari lanciando un'occhiata al Posto di Sosta che fu costruito per un altro celebre - e frequente - viaggiatore con il piglio del condottiero.Imbroccare la Gola in una giornata ventosa è un'esperienza: l'aria si comprime tra le pareti alte mille metri, rimbalza sulla superficie del bacino artificiale e gonfia le giacche e rovescia le portiere dell'automobile. La cascata rombeggia fuori dall'invaso, e attribuisce a tutto una certa quantità da giorno della fine del mondo.E' una passeggiata breve, e non svellerà ginocchia la pendenza: vale la pena di tendere il naso all'insù, senza dimenticare di ficcarlo nei manufatti reperti lungo la strada. Oltre ai marosi forza sette che si spezzavano sulla diga, ho amato il chiavicotto. In aggiunta alla marezzatura inversa, vagamente somigliante al vello di un ocelotto, del Melanosporum, va senza dire.

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