Attualità

Itinerari | Piazza delle Erbe a Verona

pubblicata il 28.02.2013

"veronesi tuti mati" [Antico Proverbio Veneto].
Verona è una delle città più belle d'Italia, e quindi d'Europa, e quindi del Mondo. Baciata dalla fortuna di avere un fiume non troppo scorbutico che la sbudella senza sventrarla, ha attraversato i secoli lasciando sedimentare i reperti come cosa viva, ed è questa la cosa più insolita e caratteristica di Verona: la storia è oggi.
Non è un caso se Verona può apparire come la più romana delle città fuori di Roma: quell'Arena perfettamente contemporanea e perfettamente antica che nemmeno per un attimo si lascia scivolare via dall'eterno presente che la caratterizza: attuale, usata, viva. E tutt'attorno il passato recalcitrante a diventare reperto, tanto da rimanere innestato nella quotidianità come una catena di piccoli miracoli, così reali da giustificare la mistificazione.
Il balcone di Giulietta, finto come la plastica, si accetta per quello che è: un'invenzione per cuori dolci. Quasi un peccato vedere i muri ripuliti degli ingenui innamoramenti di giovini e meno giovini di tutto il mondo. Mi piacevano quelle frasi sciocchine che si arrampicavano sul muro, incuranti del divieto cubitale: ora invece vedo i due grandi pannelli di intonaco, con le telecamere, e i cartelli che dicono che l'amore deve stare dentro la cornicetta. Mi fa triste, conculcare il modesto genio letterario delle coppiette dentro un quadretto. Io - fosse per me - vorrei scriverlo nei chilometri quadri, se proprio dovessi, e non mi piacerebbe che qualcuno mi dicesse in quale centimetro deve finire la mia dichiarazione d'amore eterno. Superflua per tutto il resto del mondo tranne che per me, e in rari casi, per il destinatario. Amore contro burocrazia, vince sempre lei. La seconda.
Più in là il vero e il finto si combattono ancora: la quinta degli edifizi storici attorno alla Piazza Erbe, e nel mezzo i banchetti di un mercato vivo qui da milioni di anni, ed ora inquartato nelle postazioni fisse-mobili che la mattina presto sembrano processioni di sarcofaghi. E' cuore di una città che di cuori ne ha due o tre, come i calamari, a seconda delle stagioni. E non ostante la forma a guscio di noce della piazza, con quei palazzi che sembrano volersi richiudere là in alto, è aperta al mondo, alle facce, agli occhi di taglio diverso, alle diverse acconciature, ai dialetti.
T'allunghi verso il Ponte di Pietra per guardare i lungadigi e i cormorani pennuti che sbattono le ali nelle secche, e ancora ti domandi perchè, tuti mati.

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