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Itinerari | Ragusa Ibla

pubblicata il 03.05.2013

Ibla è un miraggio. Guardandola dall'altra parte della gravina, a scendere i tornanti, la vedi cambiare ad ogni ora del giorno della notte. Grigia e crema, rosa e bianca, grigia e nera, blu e grigia. E non smette di assomigliare ad una costruzione "rotolata all'insù", come quando i bimbi maldestri tirano su la sabbia per i castelli dal basso, e fanno colare la malta da secchiello in gocce che si rapprendono.Ibla è un miraggio che ti pare di non raggiungere mai, con quella discesa interminabile e quel serpente di strada che l'aggira prima e la penetra poi, nascostamente, con i sensi unici che paiono messi giù come pizzi sulla pelle dell'amata, più a svelare che a nascondere, più a complicare l'impresa che a impedirla.Ibla è un miraggio: antica e nuova, dalle ceneri delle sue vite: che il terremoto del 1693 la violò fin nelle viscere, costringendola a risorgere.Fa quasi peccato dire che quando sbarchi nella piazza del Duomo quell'immagine è fin troppo vista e fin troppo ripetuta, riprodotta, ritrasmessa, deformata e ricolorata da innumeri passaggi televisivi e cinematografici. Per emendarsi dai montalbanismi occorre dunque infilarsi nelle vie accanto. Girare le spalle alle palme, immensi architetti d'ombre. Calpestare scale, svoltare angoli, indagare anfratti, piegare il collo sulle verticali, folgorarsi della grandiosità del panorama sempre confinato tra un orizzonte distante poche centinaia di metri e un cielo come un abisso.Prega di camminare gli angiporti d'Ibla in una giornata fumosa, o nuvolosa, o grigia. Perché se quel giorno avrai soli gialli e cieli blu, quel giorno il cuore ti si tingerà d'indaco, e dovrai uccidere Cartesio. Perchè ad Ibla le prospettive ortogonali sono abolite, annichilite da foreste di linee fuori squadro. In verticale e in orizzontale, non potrai rifugiarti in rassicuranti angoli retti. Dovrai offrire il petto a improvvisi fulmini di luce e a penombre come lame: da cui a volte emergono occhi neri, repentinamente sorridenti.

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