Attualità

Kilowhisky

pubblicata il 17.05.2013

Del biogas sentiamo ormai parlare da tempo, fra entusiasmi della prim'ora e scetticismi sul reale rendimento di questa fonte di energia rinnovabile. Si tratta, in pratica, di sfruttare diversi tipi di rifiuti e di scarti per produrre energia. Normalmente si utilizzano residui dell'industria agroalimentare, la frazione umida dei rifiuti, ramaglie, deiezioni zootecniche, e tutto quanto possa fermentare. Sono i batteri infatti i protagonisti chiave di questo processo: in assenza di ossigeno fanno fermentare questi prodotti organici producendo una miscela di gas, che per buona parte sono costituiti da metano. Gli impianti a biogas si portano però dietro, oltre agli innegabili vantaggi, anche qualche svantaggio, come gli odori che si producono se il processo viene mal gestito, la sottrazione di terreno alle colture agricole a scopi alimentari e il fatto di essere possibili veicoli di infezioni: ciò che rimane dopo la fermentazione viene smaltito come ammendante nei terreni agricoli, portandosi dietro gran parte della pericolosa carica batterica sviluppata. L'idea però di utilizzare gli scarti prodotti internamente a un'azienda agroalimentare per l'autosufficienza energetica della stessa ha un che di antico e saggio al contempo. Lo fanno anche in Scozia, in una delle più famose distillerie di Islay: Bruichladdich. E lo fanno a partire proprio dalle materie prime che utilizzano per fare il whisky. In particolare il processo di fermentazione anaerobica da parte dei batteri avviene grazie al cosiddetto pot ale, ossia quello che rimane dopo la fermentazione del malto da parte dei lieviti. La distilleria, a fronte di un investimento per l'impianto pari a 250 mila sterline, riesce a produrre energia per un equivalente di 150 mila sterline l'anno. Ma la produzione di metano, e quindi di energia, non è l'unico effetto positivo di questa scelta da parte di Bruichladdich. Uno dei grossi problemi delle distillerie è infatti la grande produzione di anidride carbonica nel corso del processo produttivo. L'ammontare preciso non è mai stato calcolato, ma si sa quello della produzione della birra, processo meno "costoso" in termini di impatto ambientale: 900 grammi per ogni bottiglia. Il fatto di potersi produrre internamente energia pulita e rinnovabile contribuisce decisamente a ridurre l'impronta ecologica della produzione di whisky da parte della distilleria, andando in parte a compensare questo forte impatto sull'ambiente. Immagine: flickr

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