Attualità

La Pasta e l'arte divinatoria

pubblicata il 19.04.2011

Voglio passare gli spaghetti ancora molto al dente nell'acqua delle vongole appena aperte. Uso la pinza dentata, e faccio il solito macello per il quale gli uomini che cucinano non riescono a farsi amare nemmeno se cucinano benissimo: del resto una cucina scintillante (con Priscilla, tutta la casa brilla) val ben più di un buon piatto di vongole per il 101% delle femmine di essere umano. Nel macello, quasi tutti gli spaghetti finiscono ad agglutinarsi nella secrezione salmastra degli stolidi molluschi: ma rari nantes in gurgite vasto, alcuni restano negletti. Uno di essi è rappresentato nell'immagine. Una "E" commerciale perfetta. Mi dico: affari, sociali e professionali; occasioni d'incontro; buone prospettive; incroci; coincidenze. Mi piace, smazzo la mitragliata di gocce sul piano cottura e sorrido, anzichè sacrare come al solito. Mi vengono in mente le tante forme in cui l'uomo ha tentato - e tenta - di leggere il futuro. Da quelle più cruente come l'osservazioni dei visceri delle vittime sacrificali, a quelli più ardimentosi: i fondi di caffè. E poi i fumi generati dalle erbe medicamentose sui fuochi accesi, il lancio degli ossicini, dei dadi, dei tarocchi. Le sibille, gli oracoli; le nuvole, la sabbia, la cenere. In Camerun, c'è chi crede di ricavare indicazioni sul futuro da come i granchi d'acqua dolce muovono dei sassolini, mentre nel mondo occidentale una parte non marginale della popolazione prende importanti decisioni sulla base di immaginarie figure mitologiche composte di stelle. Vista la grama temperie, pensavo di inventarmi una nuova professione: leggere il futuro nella pasta scotta.

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