Attualità

Douglas Adams | La Propulsione Bistromatica

pubblicata il 13.03.2012

C'era un tempo in cui il massimo divertimento per noi universitari, a parte scrutare il cambio di direzione della pioggia fuori dalla finestra, era indovinare il conto del bar che avremmo frequentato durante la pausa pranzo. Erano i primi anni dei novanta, e noi si era ancora dalle parti del Portello, a Padova. Proprio lì, vicino alla libreria Cortina dove Giulio Mozzi muoveva i primi passi da scrittore consegnando i libri con l'Ape, c'era il bar del Baffo. Il nome vero non lo ricordo affatto. Quello che ricordo limpidamente sono due cose: la diabolica macchina d'acciaio schiaccia-pizza, che trasformava la pallottolina di pasta in un disco perfettamente rotondo, e il conto, che variava di giorno in giorno come la pioggia di cui sopra. Nessuna logica, nessun listino, nessuna legge matematica. Non sapevo ancora che nel 1982, uno dei geni del nostro tempo aveva già intuito che sul block notes di un cameriere la realtà e l'irrealtà si scontrano su un piano talmente fondamentale, che ciascuna diventa l'altra e tutto risulta possibile, entro certi parametri. E la legge che regola, o meglio non regola, i numeri dei conti del ristorante è talmente potente da far muovere le navi stellari più velocemente e con meno problemi rispetto a quelle che funzionano a Fattori di Improbabilità: nasce così la Propulsione Bistromatica.
La Propulsione Bistromatica consente di attraversare vasti spazi interstellari senza correre i rischi cui espongono i Fattori d’Improbabilità.
La bistromatica, in fondo, non è che un metodo nuovo e rivoluzionario per comprendere il comportamento dei numeri. Così come Einstein notò che il tempo non era un numero assoluto ma dipendeva dal moto dell’osservatore nello spazio, e che lo spazio non era un assoluto ma dipendeva dal moto dell’osservatore nel tempo, altri hanno notato che i numeri non sono un assoluto, ma dipendono dal moto dell’osservatore nei ristoranti.
Il primo numero non-assoluto è quello delle persone alle quali è riservato il tavolo. Tale numero varia nel lasso di tempo in cui vengono fatte le prime tre telefonate al ristorante, e non ha, sembra, alcuna relazione concreta né con il numero di persone che arrivano effettivamente sul posto, né con il numero di persone che si uniscono a queste dopo uno spettacolo/partita/festa/orgia, né con il numero di persone che se ne vanno quando vedono che fra i presenti ci sono alcuni individui non graditi.
Il secondo numero non-assoluto è rappresentato dal momento dell’arrivo. Questo numero è una delle astrazioni matematiche più bizzarre che siano mai state concepite. È un essestescluson, un numero la cui peculiarità è di essere qualsiasi cosa tranne se stesso.
In altre parole, il momento dell’arrivo è quell’unico e solo momento in cui è impossibile che arrivi un membro qualsiasi della compagnia.
Gli essestescluson svolgono ora un ruolo essenziale in molte branche della matematica, comprese la statistica e la contabilità, e sono impiegati nelle equazioni fondamentali che consentono di attivare un campo PA [Problema Altrui].
Il terzo numero non-assoluto, e probabilmente anche il più misterioso, è definito dal rapporto che viene a instaurarsi tra la quantità di pietanze e bevande registrate sul conto, il loro costo, il numero delle persone presenti a tavola e la cifra che ciascuna di esse è disposta a spendere. (Il numero delle persone che si sono preoccupate di portare il denaro con sé non è rilevante, ed è contemplato solo da un corollario).
Poiché le singolari incongruenze che si rilevavano nei ristoranti al momento di pagare il conto non venivano prese sul serio, per secoli e secoli si è mancato di analizzarle.
Volta per volta si ritenevano provocate dall’educazione, dalla maleducazione, dalla meschinità, dalla grettezza, dalla stanchezza, dall’emotività, dall’ora tarda, e la mattina seguente ci si dimenticava di tutto. Erano incongruenze che non venivano mai analizzate in laboratorio, naturalmente, perchè non si verificavano mai nei laboratori, perlomeno in quelli rispettabili.
Così fu soltanto con l’avvento dei calcolatori tascabili che si scoprì la sorprendente verità. Cioè che i numeri scritti sui conti dei ristoranti entro l’area occupata dai ristoranti stessi non seguono le stesse leggi matematiche dei numeri scritti su qualsiasi altro pezzo di carta di qualsiasi altro luogo dell’Universo.
Tutto il mondo scientifico rimase scioccato da questa verità, che determinò una grandiosa rivoluzione. I convegni di argomento matematico che ebbero luogo da allora in buoni ristoranti furono talmente numerosi che molti degli uomini più geniali di un’intera generazione morirono di obesità o d’infarto, e la matematica segnò il passo per parecchi anni.
A poco a poco, però, il concetto venne assimilato. All’inizio era parso troppo assurdo, troppo strampalato, troppo profano. Si aveva l’impressione che l’uomo comune potesse dire: “Bella roba, anch’io so che i conti dei ristoranti sono incasinati”. Poi furono inventate frasi tecniche come: “Struttura di Soggettività Interattiva”, e tutti i matematici ritrovarono la pace e la serenità.
(Estratto dalla voce BISTROMATICA, PROPULSIONE della Guida galattica per gli autostoppisti).
[tutto quanto riportato in corsivo è liberamente estratto da "La vita, l'universo e tutto quanto" di Douglas Adams - Ed. Mondadori, in onore di quello che avrebbe dovuto esser il suo sessantesimo compleanno]

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