Attualità

L'agricoltura ai tempi della crisi

pubblicata il 10.10.2012

Le hanno provate tutte: prima le quote latte, riducendo di punto in bianco il potenziale produttivo italiano, poi praticamente azzerando una delle ultime colture da reddito rimaste, la barbabietola, che contava 230.00 ettari seminati e 19 zuccherifici a livello nazionale. Ora gli ettari sono circa 45.000 e 4 i zuccherifici ancora in funzione. Eppure l’agricoltura italiana - e i prodotti enogastronomici da essa derivati - resiste, e resiste bene sommando tutti i segnali che stanno arrivando in questi giorni. In primis la notizia che, forte di un aumento del 18% negli ultimi 5 anni, l’export di cibo e vino ha sorpassato quello delle automobili. I dati dei primi sei mesi dell’anno riportati da Coldiretti parlano chiaro: 15,2 miliardi di euro in valore di prodotti agroalimentari italiani esportati a fronte di 13,2 miliardi di euro di export per automobili, rimorchi e semirimorchi. Ma non è finita qui, perché i dati tendenziali dell’Istat dicono che il Pil del settore agricolo è l’unico in crescita, con un aumento dell’1,1%, a fronte di un calo del 5,8% dell’industria e del 6,5% delle costruzioni. Anche le assunzioni sono in crescita, con un aumento su base trimestrale del 10,6%. Prova ne è l’inaugurazione nei giorni scorsi di un nuovo stabilimento Barilla nel parmense dedicato alla produzione di sughi: 40 milioni di euro investiti, 120 nuovi posti di lavoro e una forte intenzione a crescere, guarda caso, sui mercati esteri. Mercato estero che potrebbe tendenzialmente crescere, se pensiamo che la solita Germania in termini percentuali ci supera ancora come vendite oltrefrontiera nel settore. Un settore decisamente in controtendenza quello dell’agroalimentare, pur con tutti i problemi strutturali che si porta dietro da anni. Sarà per quello che il 60% degli italiani vorrebbe vedere la propria figlia sposata a un contadino.

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