Attualità

L'alloro

pubblicata il 19.02.2014

Se vi siete laureati vi sarà capitato molto probabilmente di avere il capo cinto di una corona di alloro. Di solito lo fanno i parenti, o gli amici, e la corona di alloro diventa un simbolo dei vostri anni di studi, coronati nel conseguimento del titolo di studio. Forse non ci avete mai pensato, ma l'utilizzo della corona di alloro non è un caso: il nome stesso laurea deriva proprio dal nome latino di questa pianta, Laurus nobilis. Perché la stessa corona che vi hanno messo in testa era il riconoscimento che nell'antica Roma veniva attribuito ai poeti e ai saggi, ma anche a imperatori e consoli. Un segno distintivo inequivocabile, che avrete di sicuro visto rappresentato in numerosi dipinti e statue. L'alloro rallegra anche in questa stagione le siepi e i giardini di tutta Italia. Si tratta infatti di una pianta sempreverde con portamento ad alberello o ad arbusto, che si presta molto bene alla potatura, quindi è da sempre usato per creare barriere e delimitazioni. La sua origine si perde nella storia, quando dall'Asia Minore si diffonde un po' in tutta Europa. I Greci lo consacrano quasi subito al dio Apollo, i romani lo assumono come simbolo di saggezza e potere, i Celti lo utilizzano per percuotere le donne e donare loro la fertilità. In Italia l'alloro è una pianta tipica della macchia mediterranea, anche se è diffuso un po' in tutti gli ambienti allo stato spontaneo o coltivato a scopo ornamentale oppure culinario. Le foglie, appena spuntate, sono lanceolate, di un bel colore verde acceso, che tende a scurirsi con il tempo. I fiori sono bianco giallastri, ascellari, di dimensioni contenute e compaiono normalmente fra marzo e aprile, per poi dare origine in autunno a piccole drupe che a maturazione sono di colore nero. È proprio il periodo della fioritura il migliore per raccogliere le foglie, essiccarle, e poi utilizzarle tutto l'anno in cucina. Attenzione solo a non confonderle con quelle del Prunus laurocerasus, anch'esso chiamato comunemente lauro e anch'esso componente di molte siepi di parchi e giardini: si tratta di una pianta velenosa. In cucina si utilizza in molti piatti, dalla carne al pesce, fino anche ai dolci. In Inghilterra infatti è abitudine inserire una foglia di alloro nel latte bollente per la preparazione della crème brulée. Da noi invece finisce nelle preparazioni in umido, nel bollito di pesce, nell'anguilla, nella selvaggina, nei legumi, nei fichi da seccare, e in molte altre preparazioni. Si utilizzano sia le foglie secche che quelle fresche, ma quest'ultime rischiano di avere un gusto troppo intenso e conferire dei toni amari alle pietanze. In alcune regioni vengono utilizzati anche i frutti essiccati grattugiati, per insaporire i piatti. Gli stessi frutti si utilizzano anche per preparare diversi liquori, fra cui il laurino. In erboristeria e in farmacia è in vendita normalmente l'olio essenziale di alloro. Lo si utilizza per slogature, contrazioni muscolari, artriti e dolori reumatici. All'alloro vengono attribuite funzioni digestive, espettoranti, toniche e stimolanti. Con le foglie fresche si prepara un'ottima tisana da fine pasto. L'alloro viene utilizzato anche per profumare ambienti e armadi, anche e soprattutto in funzione anti tarma. Immagine: Flickr

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