Attualità

L'eleganza dell'albicocca

pubblicata il 15.05.2013

L'albicocca è un frutto elegante, quasi aristocratico. Si presenta per primo sul mercato della frutta di stagione, rallegrando i banchi della frutta con il suo arancione talvolta velato di sfumature rossicce, quasi fosse consapevole della propria bellezza e se ne vergognasse. La vergogna di sentirsi bella, esclusiva, desiderata, per la sua buccia morbida e vellutata, per il suo gusto sospeso fra il dolce e l'acidulo che la fa piacere un po' a tutti e che le permette di entrare in diversi piatti, dal dolce al salato, dallo spiedino di agnello fino all'immortale Sacher. Arriva ancora una volta dal lontano oriente questo frutto, che gli antichi romani apprezzavano e chiamavano mela armena. Sbagliando, perché è più probabile che le sue origini siano in Persia, o in Cina, dove veniva coltivata già dal 3000 a.C. E proprio alle sue presunte origini armene è dedicato il nome scientifico di questo frutto: Prunus armeniaca. Il nome comune invece deriva dal latino praecocum, ossia primizia o precoce. Gli arabi lo trasformano in al-berquq, da cui derivano poi tutti i termini moderni: lo spagnolo albaricoque, il francese abricot, l'inglese apricot e l'italiano albicocca. Già il fatto che appartenga al genere Prunus vi farà intuire la sua famiglia di appartenenza, quella delle Drupaceae, come la ciliegia, la prugna o il pesco . Il frutto è infatti un tipico esempio di drupa: epicarpo sottile e membranoso - la buccia - un mesocarpo carnoso e un endocarpo legnoso che contiene un solo seme, detto armellina come quello della pesca. Entrambi hanno il problema di contenere una piccola percentuale di acido cianidrico, quindi le quantità da utilizzarsi sono davvero minime, per evitare il rischio intossicazione. Oppure se ne ricava un'essenza che trova utilizzo in pasticceria, ad esempio nella produzione degli amaretti. Il frutto invece viene consumato sia fresco che conservato. Per essere digeribile, deve essere consumato ben maturo, ma è facilmente deperibile. Proprio per questo l'albicocca è uno dei casi in cui più è corta la filiera e meglio è per il consumatore. L'alternativa è conservarlo, per poterne godere tutto l'anno: sciroppato, sotto spirito, essiccato, in forma di gelatina o di marmellata. L'olio ricavato dalla spremitura dei noccioli trova impiego anche in cosmesi. Grazie al suo contenuto in acidi grassi ha un forte potere penetrante e rende la pelle più liscia ed elastica. La presenza sul mercato delle albicocche italiane inizia con la fine di maggio, con le varietà precoci, come Aurora, Lady Rosa ed Eura e si arriva a metà-fine giugno con le varietà medio-tardive o tardive come San Castrese, Vitillo e Portici. Le albicocche fresche sono molto povere di sodio, con un contenuto pari a 1 mg/100 gr. L’apporto calorico è ridotto, di solo 28 Kcal per 100 gr, con un contenuto di meno di 7 gr. di zuccheri solubili. L’apporto in proteine e grassi è scarsissimo, mentre risulta elevato  il contenuto in carotenoidi e potassio. L’albicocca è però da evitare in presenza di calcoli renali o di problemi allo stomaco. Tutti gli altri si possono godere questo meraviglioso frutto. Immagine: Val Venosta

Condividi

LEGGI ANCHE