Attualità

Libri | Servabo, il vino naturale

pubblicata il 29.10.2013

Ci sono dei libri-documento che recensire è uno scempio: vanno letti e studiati, e non "parlati". Però per leggerli bisogna che si sappia che esistono, e quindi diciamo poche cose che per il resto conviene immergersi nel vecchio caro profumo d'inchiostro.
Dunque: il primo "tentativo" di censimento del fenomeno del vino cosiddetto naturale. L'uso indispensabile della parola cosiddetto non è una presa di distanza ma una dichiarazione di prudenza: la girandola delle definizioni e dei distinguo ha reso la vita difficile anche agli autori. Plurale, perché pure il libro ha qualcosa di anticonformista nel cuore: si tratta infatti di un'operazione di editoria partecipativa.
Dunque: di fronte alla criticità delle definizioni (naturale, bio e biuodinamico non solo non solo sinonimi, ma non sono neppure sovrapposti) gli autori si sono affidati alla molteplicità delle fonti, affidandosi ai manifesti, alle manifestazioni, ai proclami, alla rete. Perchè non esistono raggruppamenti ufficiali e neppure ufficiosi, ma solo aggregazioni spontanee di produttori che condividono in tutto o in parte un approccio, che chiamarla filosofia è fin troppo impegnativo.
Ecco i numeri: 771 produttori cosiddetti naturali, per meno dell'1% degli ettolitri, con poco più dell'1% degli ettari. E già questo spiega tante sfumature sulla scelta produttiva oltre che agricola o agronomica di un "uso" del territorio meditato.
Nel libro tre sezioni: i numeri, in cui si cerca di quantizzare naturale bio e biodinamico; le regole nella ricerca; i racconti dei professionisti, dei degustatori, degli operatori. Firme prestigiose, firme famose, firme appassionate.
Perché questo è uno dei punti salienti del fenomeno naturale, su cui varrebbe la pena di interrogarsi: e lo abbiamo fatto anche con Alessandro Franceschini, pacato e scrupoloso cronista di cose enoiche, nel corso del convegno di Autochtona dedicato al tema. Comunicare il vino naturale appassiona di più, è più interessante anche perchè - per dirla con Giovanni Corazzol presente all'incontro - c'è spazio per l'uomo, che nel caso dei "naturali" è spesso un personaggio. E le approssimazioni, inevitabili nel raccontare un fenomeno così liquido, che diventano valore e non un limite.
Servabo è ricco di intuizioni, commenti, titoli e sottotitoli, spesso pieni di significati assai sfaccettati: "Laico di parte" è un quasi-ossimoro che da solo, ancor più nella figura retorica che nella sostanza, configura il ruolo magmatico del "naturale" nel vino. Poi ancora: "il vino naturale, numeri intenti e altri racconti".
Infine una commenda per aver voluto lasciare spazio anche ad una cifra letteraria, che ci è ancora preziosa. Non una lettura di intrattenimento, ma uno strumento di lavoro schierato e leale. Insomma, un buon punto di riferimento per ogni riflessione. Laica e di parte.
Servabo, Laico di Parte. AA.VV.  - Ed.Versanti, €. 18,00

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